Insieme con la rettocolite ulcerosa fa parte delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino: in Piemonte colpiscono circa 11mila persone e spesso richiedono ricoveri e interventi chirurgici.
La Clinica Fornaca le affronta col lavoro congiunto dei medici e l’ampia dotazione tecnologica.
Morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa: due malattie infiammatorie croniche dell’intestino che in Piemonte interessano circa 11mila persone e che spesso richiedono ricoveri in ospedale e interventi chirurgici. «Si tratta di patologie che possono essere di natura molto varia e che perciò presentano difficoltà nella diagnostica e nella gestione clinica», spiega il dottor Marco Astegiano, gastroenterologo della Clinica Fornaca e responsabile della Struttura di Diagnosi e cura delle malattie dell’intestino della Città della Salute e della Scienza di Torino.
Sono malattie che colpiscono, senza distinzione tra i sessi, in prevalenza persone di età compresa tra i 20 e i 40 anni e che sono in grado di influire in modo rilevante sulla qualità della vita di chi ne è affetto. «Possono inoltre mutare nel tempo e intrecciarsi con altre malattie – continua il dottor Astegiano -: per questo le terapie risultano spesso croniche e di lunga durata». In questo quadro è facile intuire l’importanza di un’efficace indagine diagnostica, capace di migliorare la salute del paziente arrecandogli il minor disagio possibile: «Gli esami di oggi sono molto più accettabili e meno invasivi di un tempo – sottolinea il dottor Astegiano -. Rispetto al passato, il lavoro congiunto di gastroenterologi, endoscopisti, anatomo-patologi, radiologi e clinici permette nuove valutazioni nelle diagnosi e nel follow up dei pazienti con malattie infiammatorie croniche dell’intestino».
Esami strumentali non invasivi che la Clinica Fornaca può eseguire mettendo a disposizione la professionalità dei propri medici e la consueta dotazione tecnologica di prim’ordine. «Si tratta di esami davvero molto utili – aggiunge ancora il dottor Astegiano -. Per fare un esempio, l’ecografia intestinale ha una accuratezza diagnostica dell’80-90 per cento come screening per questo tipo di malattie. Risonanza magnetica, endoscopia con videocapsula e colonscopia virtuale presentano tutte più di una caratteristica utile a raffinare la diagnosi del paziente».
«Ma anche il medico di famiglia ha un ruolo molto importante – rivela ancora il dottor Astegiano -, che è soprattutto legato nel cogliere i sintomi iniziali della patologia, anche indagando sui familiari del paziente. È lui a poter rilevare per primo i cosiddetti sintomi d’allarme: febbre, calo ponderale, ostruzione intestinale e sanguinamento possono essere indicativi di un problema da approfondire con una visita specialistica. Non è facile distinguere i segni di una forma funzionale come la sindrome dell’intestino irritabile da quelli più indicativi di lesioni organiche come quelle indotte dalle malattie infiammatorie intestinali, conoscere la storia clinica del paziente e dei suoi familiari può perciò essere di grandissimo aiuto».