La tecnica laparoscopica garantisce oggi gli stessi risultati (talvolta addirittura superiori) di quella tradizionale ma consegna al paziente una qualità della vita, anche estetica, migliore. L’importanza di prevenzione e diagnosi precoce nelle parole del professor Mario Morino.
Nel mondo occidentale quello del colon-retto è il tumore maligno più frequente: colpisce in primis chi ha un’età compresa tra i 60 e i 70 anni quando, nonostante l’importante lavoro di screening svolto negli ultimi anni, la malattia e il conseguente intervento chirurgico ancora interessano un grande numero di persone. «Il primo consiglio è quello di introdurre o mantenere frutta e verdura nella propria alimentazione, dopodiché una colonscopia per chi ha superato i 50 anni può essere un eccellente test per individuare i polipi, che sono i precursori del tumore». È quanto suggerisce il professor Mario Morino, chirurgo della Clinica Fornaca, ordinario di Chirurgia generale e digestiva dell’Università di Torino e direttore della Chirurgia universitaria della Città della Salute e della Scienza.
In caso di intervento c’è oggi la chirurgia mininvasiva a dare conforto al paziente: «Rispetto al taglio tradizionale – spiega il professor Morino – il ricorso alla laparoscopia comporta una serie di vantaggi: quello estetico di quattro forellini di pochi millimetri sull’addome anziché la solita cicatrice, quelli pratici di tre o quattro giorni di ricovero in meno e, soprattutto, di tempi di ripresa più che dimezzati in grado di rimettere in forma il paziente in quindici giorni anziché in quaranta».
L’efficacia della tecnica mininvasiva risulta pari (in alcuni casi addirittura superiore) a quella tradizionale e conduce verso risultati capaci di rispettare la qualità di vita del paziente. «Anche la chirurgia del retto – prosegue il professor Morino – è diventata specialistica. È fatta da interventi complessi che mirano al miglior risultato operatorio possibile e alla migliore funzionalità dell’organo possibile. Il loro obiettivo è duplice: la guarigione oncologica del paziente associata al suo recupero funzionale, quello che gli permette di poter andare regolarmente di corpo o, nel caso dell’uomo, di mantenere la propria potenza sessuale».
La tecnica laparoscopica consente in molti casi di scongiurare l’asportazione completa del retto: «Si porta via il tassello di parete rettale che contiene il tumore e, laddove possibile, il linfonodo-sentinella», precisa ancora il professor Morino. «Rispetto agli anni della tecnica tradizionale, questa procedura permette inoltre al paziente di mantenere lo sfintere e di non ricorrere alla stomia definitiva. Allo stesso modo, la conservazione di alcuni tratti nervosi riduce i casi di impotenza successivi all’intervento».
In definitiva, se prevenzione e diagnosi precoce rivestono un’importanza fondamentale, la chirurgia mininvasiva permette, in caso di intervento, risultati clinici di elevata efficacia che consegnano al paziente un’eccellente qualità della vita, anche dal punto di vista estetico. «Le tecniche e i materiali utilizzati in laparoscopia sono sempre più sofisticati – conclude il professor Morino – e si accompagnano all’esperienza dei chirurghi, più che mai chiamati ad abbinare alla conoscenza della chirurgia colo-rettale quella della pratica laparoscopica».