Nel ’51 il professore eseguì a Torino il primo intervento al mondo a cuore aperto. Svolse la sua attività privata in Fornaca dove effettuò operazioni molto complesse.
Il 2 giugno 1966 moriva a Torino il professor Achille Mario Dogliotti, una delle figure scientifiche più importanti nell’Italia del secondo dopoguerra. E’ ricordato soprattutto per aver eseguito, nell’agosto del 1951, il primo intervento al mondo a cuore aperto: fermò il battito cardiaco servendosi della circolazione extracorporea, alla quale associò più avanti l’ipotermia dando origine a una tecnica che a distanza di oltre sessant’anni è ancora ampiamente seguita negli interventi sul cuore. Il professor Dogliotti effettuò lo storico intervento in una delle sale operatorie della Clinica chirurgica dell’Università di Torino, della quale assunse la direzione nel 1943 dopo le esperienze maturate a Modena, Reggio Emilia e Catania, città nella quale, dal ’37 al 43’, si occupò anche dell’exeresi dei tumori laringei con una statistica di venticinque laringectomie totali di fila senza decessi, tutte eseguite prima dell’era antibiotica.
Alla Fornaca il professor Dogliotti svolgeva la sua attività privata, come ricorda una targa posta all’ingresso della Clinica. La sua prestigiosa presenza e la sua inesauribile sete di conoscenza resero possibili interventi molto complessi per quell’epoca e richiamarono pazienti illustri, desiderosi di affidarsi a un medico noto in tutto il mondo e capace di esprimersi a livelli assoluti in più specialità. «Il chirurgo del ‘900 vantava per definizione dei lati eroici e mio nonno non faceva certo eccezione», ricorda oggi il professor Mario Morino, chirurgo della Clinica Fornaca, ordinario di Chirurgia generale e digestiva dell’Università di Torino e direttore della Chirurgia universitaria della Città della Salute e della Scienza. «Nel tempo la figura del chirurgo è andata specializzandosi – prosegue il professor Morino – e oggi suonerebbe strano associare tante competenze a una sola persona, così come avveniva per mio nonno». Nato nel 1897 e laureato nel 1920, oltre a quello cardiaco, il professor Achille Mario Dogliotti ha spaziato in molteplici ambiti chirurgici: dall’anestesia e rianimazione (è l’inventore dell’anestesia peridurale) alla neurochirurgia, dalle vie biliari all’ipertensione portale, dalla patologia e chirurgia gastroduodenale e intestinale a quella dell’apparato vascolare, dall’endocrinochirurgia alla chirurgia di mediastino, polmone, esofago e rene. Una serie pressoché infinita di ricerche e applicazioni che trovano una significativa sintesi nel volume che i suoi allievi gli dedicarono, ancora vivente, nel 1963.
Ma il “coté eroico” del professor Dogliotti non si fermava alla sala operatoria: volontario nella Prima guerra mondiale e insignito di due croci di guerra durante la Seconda, organizzò nel ’42 in Russia il grande centro chirurgico italiano di Voroshilovgrad (l’attuale Luhansk, in Ucraina), dove a dispetto della scarsità di mezzi venivano effettuati interventi di alta chirurgia. Finita la guerra, nel ’48 venne chiamato d’urgenza a Roma al capezzale del segretario del Partito comunista italiano, Palmiro Togliatti, vittima di un attentato. Nel ’56 era a capo dell’unica colonna italiana in grado di entrare nell’Ungheria invasa dai carri armati sovietici. La sua popolarità era tale che un suo intervento compare nel video promozionale presentato da Roma per cercare di ottenere – con successo – le Olimpiadi del 1960. Fu anche presidente del Comitato ordinatore delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, svolte a Torino nel 1961, nonché promotore della donazione di sangue e della conseguente nascita della Fidas.
«Mio nonno è stato soprattutto un grande innovatore – aggiunge ancora il professor Mario Morino -. E’ morto che avevo nove anni e di lui ricordo soprattutto l’iniziazione agli sport. Era appassionato di tennis e ricordo nitidamente di avere sciato con lui». Un nonno che lo ha fatto anche nascere, proprio alla Fornaca dove allora esisteva l’ostetricia. Un nonno che il professor Morino ricorderà il prossimo 16 dicembre all’Accademia della medicina di Torino nel corso dell’ultima seduta dell’anno. «E’ stato il testimone di un’epoca ricchissima di eventi capaci di cambiare l’Italia in modo vorticoso».
«Vi sono uomini che rappresentano nobilmente il loro paese, produzioni scientifiche che sintetizzano un’epoca e la identificano. (…) Tutte le tappe della chirurgia di questi ultimi quarant’anni portano la sua impronta e spesso come anticipatore dell’avvenire. (…) Essi costituiscono un prezioso patrimonio di cultura, di esperienza vissuta che dimostra un mirabile senso della realtà, una facoltà di intuizione che porta direttamente all’essenziale, ed una ardente fertilità inventiva. (…) Lo spirito che anima il nostro Maestro, il fascino della sua personalità, il coraggio delle sue idee fanno nascere vocazioni, fanno accorrere attorno a lui una folla di studiosi: è un continuo succedersi di riunioni scientifiche e di congressi che egli presiede, nuove Società nazionali e internazionali che sorgono per sua iniziativa». E’ un estratto dall’introduzione del volume che i suoi allievi dedicarono al professor Achille Mario Dogliotti che ci lasciava cinquant’anni fa.