Nei casi di tumore del fegato, la chirurgia epatica si mostra sempre più sicura e in grado di registrare sopravvivenze a lungo termine: «Prevenzione? Correggere i fattori di rischio e sottoporsi ai controlli adeguati», afferma il dottor Alessandro Ferrero.
Operare il tumore del fegato?
Avviene sempre più spesso e con risultati che possono registrare sopravvivenze a lungo termine sempre più elevate: «Ci si è resi conto che un atteggiamento aggressivo verso questo tipo di neoplasia genera risultati positivi per il paziente», conferma il dottor Alessandro Ferrero, chirurgo della Clinica Fornaca e direttore della Chirurgia generale e oncologica del Mauriziano di Torino.
«Fino a trent’anni fa le metastasi al fegato equivalevano a una sentenza definitiva – prosegue il dottor Ferrero -, ma oggi non è più così. L’efficacia dei nuovi farmaci e la collaborazione con gli oncologi ci permettono di intervenire chirurgicamente anche su pazienti con tumori secondari piuttosto avanzati». Le metastasi epatiche rappresentano circa il 50 per cento dei casi di chirurgia epatica e il più delle volte derivano da tumori del colon retto («Tra i più frequenti in entrambi i sessi», ricorda il dottor Ferrero).
Ma il tumore del fegato non è solo quello metastatico: può colpire direttamente i pazienti infetti dal virus dell’epatite o quelli che hanno sviluppato la sindrome metabolica. E se i primi sono destinati a calare («L’efficacia dei nuovi farmaci antivirali ne ridurrà il numero»), i secondi si registrano in costante crescita: «Obesità, ipertensione e diabete sono patologie sempre più diffuse che, concentrate tutte insieme, aumentano il rischio di tumore del fegato – precisa il dottor Ferrero -. In questi casi l’indicazione chirurgica è molto frequente poiché la funzionalità epatica del paziente è ancora conservata».
Quella del fegato è diventata peraltro una chirurgia sicura, svolta sempre più spesso in modalità mininvasiva: «La utilizziamo in circa il 30 per cento delle resezioni – aggiunge il dottor Ferrero -: possiamo pure asportare parti di fegato molto voluminose senza praticare grosse incisioni». Un approccio laparoscopico che accorcia i tempi di degenza del paziente donandogli maggiore comfort («Sparisce il dolore legato al taglio tradizionale che interessa le fasce muscolari») e consentendogli un ritorno più celere alla normale attività. «A rendere possibile questo risultato – sottolinea il dottor Ferrero – contribuiscono l’affinamento di tecniche chirurgiche sempre più selettive, l’utilizzo intraoperatorio dell’ecografia nonché il miglioramento della gestione anestesiologica del paziente». Senza mai dimenticare tutta la diagnostica pre-operatoria che è quella in grado di fornire la corretta indicazione chirurgica per il paziente colpito da questo tipo di neoplasia.
Come si previene il tumore del fegato?
«In prima battuta identificando e correggendo i fattori di rischio eliminabili, migliorando l’alimentazione e tenendo sotto controllo il peso corporeo – conclude il dottor Alessandro Ferrero -. Dopodiché, eseguendo controlli clinici e strumentali che, nei pazienti a rischio, possono identificare eventuali tumori in stadio precoce».