Quello di mastoplastica additiva è l’intervento di chirurgia plastica più eseguito al mondo: «Ma non va affatto banalizzato – spiega il dottor Fabrizio Malan, specialista della Fornaca -. Mastopessi e mastoplastica riduttiva sono le altre due tipologie che possono riguardare il seno delle donne, per il quale sono disponibili protesi sempre più funzionali».
«Quello di mastoplastica additiva è l’intervento più eseguito al mondo nell’ambito della chirurgia plastica. Consiste nel posizionare al di sotto della ghiandola mammaria una protesi, dalla forma e della tipologia più adeguata alle necessità della paziente, utile a fornire al seno un volume e una forma confacenti alle aspettative». Il dottor Fabrizio Malan, medico della Clinica Fornaca e primario della Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’ospedale CTO di Torino, introduce con queste parole un argomento che lo vede da anni tra i maggiori specialisti: «Di norma, le protesi vengono posizionate al di sotto della ghiandola mammaria – prosegue il dottor Malan -: o sotto la fascia che sta sopra il muscolo o al di sotto dello stesso muscolo pettorale, due posizioni che danno maggiore garanzia di stabilità nel tempo e minore rischio di complicanze. Si tratta della tecnica che utilizzo in quasi il 90 per cento dei casi e che risulta la preferita dalle pazienti, anche perché molte di loro sono magre e l’utilizzo di un’altra tecnica renderebbe la protesi visibile e addirittura palpabile».
Dottor Malan, che cos’è invece la mastopessi e quando è necessario farvi ricorso?
«L’intervento di mastopessi rimodella il seno restituendogli una forma gradevole. È indicata in qui casi in cui il seno risulta svuotato e sceso. In certi casi non è infatti possibile correggere il seno senza eseguire un lavoro di rimodellamento della cute. Può essere eseguita lavorando con i tessuti presenti e non modificando perciò il volume della mammella, oppure inserendo una protesi per compensare proprio il volume perduto. Di fatto è una mastoplastica additiva alla quale si aggiunge un rimodellamento del seno».
Il terzo grande capitolo della mastoplastica è quello legato alla riduzione del seno. In che cosa consiste?
«Quello di mastoplastica riduttiva è l’intervento più impegnativo perché comporta il rimodellamento completo della ghiandola mammaria, eseguito in modo tale da consentire al seno di assumere una forma che alle ridotte dimensioni associ la gradevolezza nell’aspetto. La mastoplastica riduttiva determina delle cicatrici, inevitabili per eliminare la cute che risulta in eccesso dopo la riduzione e per stringere il seno e tirarlo su. È un intervento che in genere riguarda pazienti con un seno decisamente troppo grande per la loro struttura fisica o troppo pesante e perciò causa di importanti problemi: di schiena, di atteggiamento, di posizione e persino di tipo dermatologico».
Tornando alla mastoplastica additiva, quali sono le protesi mammarie e in base a che cosa vanno scelte?
«Possono avere dimensioni e forme diverse e vengono in sostanza divise in due grandi famiglie: quelle rotonde, più o meno curve e proiettate e quelle anatomiche che riproducono al meglio la forma della ghiandola mammaria quando la paziente si trova in posizione eretta. Quella delle protesi mammarie è una scena in continua evoluzione: le ultime novità dicono di quelle riempite con un particolare gel di silicone che ne alleggerisce il peso del 30 per cento riducendo il rischio di discesa del seno e caricando meno il fisico della paziente. Di grande efficacia sono anche quelle rotonde riempite con un gel molto viscoso che tende a disporsi secondo la forza di gravità: verso il basso quando la paziente è in piedi, in modo più uniforme quando la stessa è distesa. Il risultato è quello di donare al seno un aspetto più naturale, distante dal difetto stereotipato del seno che non cambia mai di forma ovunque si trovi»
Chi ricorre all’intervento di mastoplastica?
«La mastoplastica additiva è spesso appannaggio di pazienti che collocherei in due fasce d’età: quella tra i 20 e i 25 anni e quella intorno ai 35 anni. Si tratta di donne che trovano piccolo il loro seno e desiderano aumentarne il volume per manifestare meglio la loro femminilità e sentirsi più a proprio agio con se stesse. L’intervento di mastopessi arriva invece in genere intorno ai 35 anni, spesso per donne che hanno avuto una o più gravidanze e decidono di dare una nuova conformazione al proprio seno. Infine, la mastoplastica riduttiva è piuttosto trasversale dal punto di vista dell’età: nella maggior parte dei casi interessa donne di oltre 45 anni che cominciano ad accusare qualche problema di affaticamento alla schiena e perciò decidono di ridurre il peso».
La mastoplastica è l’intervento di chirurgia plastica più diffuso. E’ anche il più facile?
«No, anzi. E’ un intervento che non va affatto banalizzato. Purtroppo mi capita invece di avere spesso a che fare con pazienti che hanno subito un intervento di mastoplastica additiva senza esserne soddisfatte: per un cattivo posizionamento della protesi, per un’errata scelta della tecnica o per un volume non rispondente alle loro aspettative. Occorre eseguire l’intervento in modo appropriato, con tutte le cure e le attenzioni in una sala operatoria adeguata e con un’équipe consolidata, in grado di farsi carico di tutte le esigenze operatorie. L’intervento al seno è complicato perché non elimina un difetto esistente, come una gobba al naso o due orecchie a sventola, ma risponde a elementi soggettivi ed è esposto a elementi esterni che possono suggerire una soluzione anziché un’altra. Nella scelta delle protesi, a mio modo di vedere, bisogna affidarsi sempre al la valutazione del diametro e della proiezione: sono questi due elementi a dirci quale effetto farà il seno, il volume ne sarà solo una conseguenza».
Le pazienti ascoltano i consigli del chirurgo plastico?
«Parlo moltissimo con le mie pazienti prima dell’intervento e dedico loro almeno due visite. È fondamentale intendersi appieno sulla natura dell’intervento e sulle attese che questo genera. Agendo in questo modo si ottiene un’altissima percentuale di soddisfazione post intervento: in genere, la preoccupazione che precede l’operazione è quella di ottenere un risultato eccessivo dal punto di vista volumetrico, ma alla novità ci si fa rapidamente l’occhio e dopo poche settimane c’è chi si dispiace per non averlo aumentato ancora di più».