«Il Robot coniuga il meglio della tradizionale chirurgia open e della chirurgia laparoscopica offrendo al chirurgo importanti agevolazioni che vanno a tutto vantaggio del paziente», spiega il dottor Dario Ribero, specialista della Clinica Fornaca.
Dopo la festa dello Junior Day che il 19 maggio scorso gli ha permesso di presentarsi ai bambini, il Robot da Vinci della Fornaca ha ricominciato a occuparsi dei pazienti della Clinica, presi in cura assieme ai chirurghi specializzati nella sala operatoria al terzo piano del Padiglione B. Il Robot da Vinci obbedisce a un sistema computerizzato che trasforma il movimento delle mani in impulsi convogliati alle braccia robotiche: la precisione del gesto chirurgico è una delle prerogative più importanti di una metodica sempre più diffusa (sono oltre cento i robot chirurgici oggi attivi in Italia) e apprezzata da medici e pazienti.
«La Chirurgia robotica non rappresenta il futuro della Chirurgia generale perché ne è già il presente», assicura il dottor Dario Ribero, specialista in Chirurgia generale oncologica ed esperto di Chirurgia epato-bilio-pancreatica nonché direttore del programma di Chirurgia epato-bilio-pancreatica e colorettale dell’Istituto di ricerca di Candiolo IRCCS. «Mette insieme il meglio della tradizionale chirurgia open e della chirurgia laparoscopica – aggiunge -, è utilizzabile pressoché in tutti gli ambiti chirurgici e, nello svolgimento di determinati interventi, offre al chirurgo importanti agevolazioni che vanno a tutto vantaggio del paziente».
Il dottor Ribero ha cominciato a utilizzare il Robot chirurgico allo IEO (Istituto europeo di Oncologia) di Milano apprezzandone subito i punti di forza: «È una Chirurgia che rispetta la mininvasività tipica della Laparoscopica affidandosi a 4-5 piccolissimi accessi con cannule di 7-8 millimetri che riducono di netto l’aggressione al paziente – spiega -. Oltre a tagli più piccoli di quelli tradizionali, il paziente riporta una minore depressione del sistema immunitario: due elementi che si ripercuotono positivamente sulla sua fisiologia e lo mettono in condizione di recuperare prima e meglio». Il movimento delle mani rappresenta invece l’elemento di continuità con la tradizionale Chirurgia open: «Gli strumenti a nostra disposizione lo riproducono alla perfezione – prosegue il dottor Ribero – e in alcuni casi lo amplificano, consentendo azioni che in Open non risultano possibili». La visione tridimensionale («Il chirurgo vede esattamente come se si trovasse in Open», rileva), il filtro che elimina il tremore, lo “scale motion” che riduce e rende più preciso il gesto dello specialista e la possibilità di operare stando seduti con le braccia in appoggio rappresentano altri punti a favore della Chirurgia robotica: «Una posizione confortevole nella fase cruciale di un intervento da 4-5 ore diventa sinonimo di minore fatica fisica, maggiore capacità di concentrazione e di esecuzione di un movimento raffinato nel momento cruciale dell’intervento», precisa ancora il dottor Ribero.
I “nemici” del Robot si nascondono oggi nei costi della tecnologia, ancora elevati e in risultati che taluni osservatori ritengono ancora poco tangibili. «Si sta ripetendo quanto accadde nei tardi anni ’80 con la Laparoscopia – osserva il dottor Ribero -. Anche allora si discuteva dell’efficacia della nuova tecnica e dell’opportunità di adottarla a fronte dei costi superiori rispetto a quella tradizionale: una sempre maggiore diffusione e gli indubbi vantaggi riportati dai pazienti favorirono il contenimento dei costi e la consapevolezza che si trattava di qualcosa di veramente valido». E anche sull’efficacia chirurgica del Robot, lo specialista della Fornaca non ha dubbi: «In Oncologia occorre eseguire le dissezioni per piani embriologici – spiega il dottor Ribero -, questa tecnologia ci permette di vedere in maniera ingrandita e di avere un’incredibile precisione del gesto chirurgico, così come l’articolazione delle braccia robotiche ci consente di avere un angolo perfetto della dissezione di questi stessi piani». Benefici che si riscontano anche nella Chirurgia di parete, dove ernie e laparoceli vengono sempre più spesso affrontate con una modalità che si rivela in alcuni aspetti superiore a quella tradizionale, nonché nei casi di prostatectomia, un intervento difficile da eseguire in laparoscopia che con il Robot, anche in Fornaca, vede ridurre in modo sensibile i giorni di degenza del paziente.