Chirurgia del fegato, si esegue in laparoscopia con risultati molto efficaci


«Permette di eseguire interventi meno invasivi e più precisi, in grado di ridurre tasso di complicanze e giorni di degenza nonché di migliorare la Qualità di vita del paziente», argomenta il professor Alessandro Ferrero, chirurgo della Clinica Fornaca. «La Chirurgia epatica laparoscopica permette di eseguire interventi meno invasivi e più precisi, in grado di ridurre il […]

«Permette di eseguire interventi meno invasivi e più precisi, in grado di ridurre tasso di complicanze e giorni di degenza nonché di migliorare la Qualità di vita del paziente», argomenta il professor Alessandro Ferrero, chirurgo della Clinica Fornaca.

«La Chirurgia epatica laparoscopica permette di eseguire interventi meno invasivi e più precisi, in grado di ridurre il tasso di complicanze e i giorni di degenza nonché di migliorare nettamente la Qualità di vita del paziente nei giorni successivi all’operazione». Con queste parole, il professor Alessandro Ferrero, chirurgo della Clinica Fornaca e direttore della Chirurgia generale e oncologica dell’Ospedale Mauriziano di Torino, sintetizza l’impatto che l’approccio laparoscopico sta generando sulla Chirurgia epatica.

Professor Ferrero, la Chirurgia epatica vive un momento di grande progresso e affermazione. Per quali motivi?

«Si tratta di una chirurgia che richiede competenze tecniche molto specifiche, da abbinare alle conoscenze anatomiche e patologiche del fegato. L’espansione dell’approccio laparoscopico le ha donato nuovo impulso perché ci ha permesso di eseguire interventi fino a pochi anna fa ritenuti impensabili, in primis per via del rischio di sanguinamento legato alla resezione del fegato. Oggi le moderne tecnologie ci vengono in aiuto rendendo possibile ciò che fino ad appena tre o quattro anni fa non era immaginabile. Il risultato è che nei Centri di Chirurgia epatica più qualificati circa il 40-50 per cento degli interventi si esegue in laparoscopia: l’esperienza clinica quotidiana e gli studi condotti a livello internazionale ne testimoniano la grande efficacia, superiore alla tradizionale tecnica di Chirurgia aperta».

Quando si ricorre a un intervento di Chirurgia epatica?

«Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di Chirurgia oncologica, da eseguire in stretta collaborazione con gli oncologi e con un’équipe multidisciplinare che coinvolge radiologo, gastroenterologo, radioterapista e altre figure professionali. Asportare la massa tumorale può aumentare le chance di guarigione del paziente: può trattarsi di un tumore primitivo, nato cioè nel fegato e legato a infezioni virali o a fenomeni che ancora non conosciamo, oppure di un tumore secondario, cioè la metastasi di un altro tumore insorto altrove. Infine, ci sono i tumori benigni che, proprio in virtù della possibilità offerta dalla laparoscopia, oggi vengono trattati molto di più di una volta».

Come avviene l’approccio laparoscopico nella Chirurgia epatica?

«Anziché gli ampi tagli caratteristici della chirurgia a cielo aperto, la laparoscopia prevede quattro o cinque piccole incisioni attraverso le quali passano gli strumenti necessari a isolare il fegato, dissecarne le strutture dall’interno, chiudere e tagliare i vasi, aspirare i liquidi, eccetera. Una micro telecamera inserita nell’addome permette al chirurgo di osservare l’intervento in corso su un grande monitor ad alta definizione che ingrandisce l’immagine e offre una visione magnificata. Il risultato è una maggiore precisione che, unita al minor trauma generato dall’approccio mininvasivo, permette di ridurre le complicanze dell’intervento e di ottenere anche un risultato estetico di grande efficacia».

Durante l’intervento, una funzione importante è quella rivestita dall’ecografia. Perché?

«Ricorriamo a un impiego intensivo dell’ecografia intraoperatoria: l’introduzione di una sonda ecografica ci facilita le diagnosi interne al fegato consentendoci, ad esempio, di localizzare al meglio il tumore del paziente. Il nuovo ecografo della Clinica Fornaca è in questo senso esemplare: abbinato alle colonne operatorie con immagini ad alta definizione e allo strumentario in dotazione, permette all’équipe chirurgica di operare nel migliore dei modi».

Operare in laparoscopia ha permesso di intervenire anche su pazienti prima inoperabili?

«Oggi possiamo operare con buoni risultati pazienti con tumore primitivo e funzionalità epatica un po’ più compromessa di come eravamo abituati a trattare. Allo stesso modo è cresciuto il numero dei pazienti operati su indicazione dell’oncologo dopo il trattamento chemioterapico. L’approccio laparoscopico ha sicuramente comportato l’aumento delle indicazioni per interventi che prima non venivano eseguiti».