«Il robot ha fuso i benefici della chirurgia laparoscopica con quelli della chirurgia tradizionale e consentito alle pazienti di ridurre di netto l’impatto dell’intervento», spiega la dottoressa Lindita Brokaj, chirurgo specialista in Ginecologia e ostetricia.
«Chirurgia significa perfezione: il robot arriva laddove nessuno di noi, neanche il migliore, può arrivare da solo. È una macchina straordinaria che con i suoi movimenti fluidi permette al chirurgo di operare ovunque nel migliore dei modi e nel pieno interesse del paziente». La dottoressa Lindita Brokaj, chirurgo della Clinica Fornaca specialista in Ginecologia e ostetricia, utilizza il nuovo robot da Vinci X per gli interventi che caratterizzano la sua attività, rivolta a pazienti alle prese con patologie nella maggior parte dei casi di natura benigna.
«Il robot ha fuso i benefici della chirurgia laparoscopica con quelli della chirurgia tradizionale – prosegue la dottoressa Brokaj -. Minor taglio sulla parete addominale, minor sanguinamento, minor dolore e ripresa molto più rapida sono i tratti caratteristici di una chirurgia che si avvale anche della perfezione dell’immagine senza pagare dazio alla mancanza di ergonomia caratteristica dell’intervento in laparoscopia». Quel tremore che al terzo intervento di fila può interessare le braccia a causa della fatica accumulata non appartiene alla chirurgia robotica: «Lo specialista lavora seduto, in una posizione di comfort che lo conduce a fine seduta senza più essere così stanco», aggiunge.
L’intervento eseguito con maggiore frequenza dalla dottoressa Brokaj è quello di isterectomia, vale a dire l’asportazione dell’utero che, in alcuni casi, può anche comportare la rimozione della cervice, delle ovaie, delle tube di Falloppio e di altre strutture circostanti. «È un intervento che con il robot può durare anche meno di 45 minuti – aggiunge -. La paziente rimane ricoverata due giorni e va a casa il terzo giorno senza aver perso troppo sangue, condizione che le permette di ridurre significativamente l’impatto dell’intervento anche dal punto di vista del dolore post operatorio». Ma il robot da Vinci X può essere utilizzato anche per altre patologie: «È eccellente nella chirurgia per l’endometriosi – continua la dottoressa Brokaj – per via della fluidità del gesto chirurgico e della visione chiara in 3D che, unita all’assenza di sanguinamento, permette di sradicare completamente il tessuto endometrico dalla sua sede».Identico discorso vale anche per altre patologie benigne come i fibromi uterini («Con il beneficio di una sutura precisa che risulta molto preziosa, soprattutto per chi desidera ancora una gravidanza») nonché per la patologa maligna dell’endometrio e del corpo dell’utero: «Il robot offre al chirurgo una visione eccezionale dei vasi quando entra nelle fossette retroperitoneali per eseguire la linfoadenoctomia – conclude la dottoressa Lindita Brokaj-. Si tratta anche in questo caso di un vantaggio per la paziente, destinata a un iter chirurgico più breve e meno stressante».