L’intervento è stato eseguito alla Clinica Fornaca dal professor Giancarlo Pecorari: «Questa tecnica permette di mantenere il naturale asse laringo-trascheale facilitando una deglutizione pressoché fisiologica che favorisce la vita di relazione del paziente».
Laringe asportata parzialmente per via della presenza di un tumore e ricostruita grazie ai muscoli del collo: è l’intervento eseguito di recente su un paziente ultra 80enne dal professor Giancarlo Pecorari, otorinolaringoiatra della Clinica Fornaca e della Città della Salute e della Scienza di Torino nonché docente di Otorinolaringoiatria e presidente del corso di laurea in Tecniche audioprotesiche dell’Università degli Studi di Torino. «Si tratta di una tecnica operatoria che, anche in questo caso, ha permesso al paziente di riprendere a parlare, bere e mangiare in tempi molto rapidi e di essere dimesso dalla Clinica in meno di due settimane senza aver riportato danni permanenti», spiega il professor Pecorari.
Nella laringectomia subtotale ricostruttiva più classica si asporta lo scudo tiroideo (conosciuto anche come pomo d’Adamo) unendo l’osso ioide alla cricoide e accorciando la laringe: «Ma in questo modo viene alterato l’asse laringo-tracheale all’atto della deglutizione e creato un blocco che genera difficoltà nella ripresa deglutitoria – osserva il professor Pecorari -. Per il paziente la strada della guarigione può essere molto lunga e passare anche attraverso un lungo ricovero ospedaliero, talvolta inutile a eliminare uno scolo permanente di saliva in trachea».
Importata dalla scuola francese di Lione con il fondamentale contributo del dottor Flavio Perottino, primario di Otorinolaringoiatria all’ospedale di Briançon, la tecnica utilizzata in Fornaca dal professor Pecorari mantiene invece il naturale asse laringo-trascheale: «Pur asportando lo scudo tiroideo – precisa lo specialista – non viene alterata l’altezza fisiologica della trachea e della laringe, cosicché la deglutizione rimane pressoché fisiologica». Com’è possibile garantire un risultato del genere? «Occorre riempire lo spazio creato dopo la rimozione dello scudo tiroideo – è la risposta -. Lo si fa ricostruendo la parte asportata sostanzialmente con i muscoli del collo che vengono tesi tra ioide e cricoide in modo da formare una sorte di rete con tre fili orizzontali e altrettanti verticali». Così facendo, il paziente riprende a deglutire in quanto si ricrea una condizione di assoluta normalità e non viene alterata l’anatomia della laringe.
«In genere la gente associa la laringe alla voce, ma la sua funzione principale riguarda invece il mangiare, tanto che l’ordine di importanza delle funzioni laringee è: deglutizione, fonazione e respirazione – puntualizza il professor Pecorari -. L’impossibilità di deglutire è fortemente penalizzante dal punto di vista sociale perché azzera l’aspetto conviviale. Proprio deglutizione e fonazione rappresentano i cardini di una vita di relazione perché rientrano nel contesto più ludico e sociale della convivialità».
Il tumore maligno della laringe risulta oggi il più frequente tra quelli del distretto testa-collo e rappresenta circa il 2,5 per cento di tutte le neoplasie maligne nell’uomo e lo 0,5 per cento nella donna. Quali sono i campanelli d’allarme che occorre tenere sotto controllo? «La sensazione di un corpo estraneo in gola o un abbassamento della voce che persistono da più di 15-20 giorni e non rispondono alla terapia medica devono necessariamente essere visti da uno specialista – conclude il professor Giancarlo Pecorari -. Nella stragrande maggioranza dei casi non è nulla di grave, ma in alcuni casi potrebbero invece essere i primi sintomi di un tumore alla laringe: una laringoscopia aiuterà allora lo specialista nella giusta valutazione del problema».