«Sovrappeso e sedentarietà sono sicuramente associati a un maggior rischio di tumore», spiega la dottoressa Rosalba Galletti, dietologa e nutrizionista della Clinica Fornaca. «Secondo studi osservazionali internazionali, l’alimentazione potrebbe anche rivestire una valenza sia sulle cause sia sull’andamento clinico del melanoma».
Curare l’alimentazione, osservare un corretto stile di vita e prevenire l’obesità: sono tre principi generali che risultano efficaci nella prevenzione della maggior parte delle malattie e dei tumori. «Esiste una correlazione tra patologia tumorale, nutrizione e alimenti? La risposta è “sì” e la conferma giunge da studi internazionali sempre più numerosi e ampi», dichiara la dottoressa Rosalba Galletti, dietologa e nutrizionista della Clinica Fornaca e della Città della Salute e della Scienza di Torino, specialista in Diabetologia e Malattie metaboliche.
L’ultimo rapporto del WCRF (World Cancer Research Fund) indica che sovrappeso e sedentarietà sono sicuramente associati a un maggior rischio di tumori nelle varie sedi: «Un buono stile di vita risulta sempre alla base della prevenzione – aggiunge la dottoressa Galletti -. In tema di alimentazione corretta, la “nostra” dieta mediterranea rappresenta una dieta antinfiammatoria, in quanto la verdura e la frutta contengono sostanze antiossidanti che possono svolgere un’azione protettiva sul nostro organismo». Quello del WCRF è un un elenco di regole comportamentali che riguardano sopratutto lo stile di vita (sana alimentazione, movimento e altro), confermato anche dal progetto “SmartFood” dello IEO (Istituto europeo di Oncologia): «Si tratta di azioni note – precisa la dottoressa Galletti – che occorre però ricordare perché possono significare la riduzione di un terzo di tutti i tumori». Prevedono di osservare una dieta più ricca di frutta e verdure, più attenta alle fibre, meno carica di carni rosse e salumi e di zuccheri a rapido assorbimento, mantenere un peso normale, proteggere la propria pelle, svolgere regolare attività fisica, non fumare, ridurre il consumo di alcolici.
«La dieta mediterranea fa la differenza perché tra i suoi alimenti figurano sostanze che possono avere una valenza in più nel prevenire, ridurre o migliorare l’andamento della malattia», continua la dottoressa Galletti. È il cosiddetto effetto nutraceutico: «Un alimento naturale che ha un’azione quasi farmacologica e che si ritrova all’interno di una normale alimentazione ricca di frutta e verdura nonché di fibre», aggiunge.
Molto interessante è l’approfondimento sull’impatto che l’alimentazione potrebbe compiere sull’andamento clinico del melanoma. «Valgono gli stessi principi generali utili alla prevenzione degli altri tumori – sottolinea la dottoressa Galletti -, tuttavia si sono sviluppati studi osservazionali molto particolareggiati che stanno fornendo risultati di grande interesse». Su obesità e melanoma, ad esempio, questi studi hanno individuato una relazione effettiva: «Se obeso, il paziente con melanoma risulta più a rischio di crescita tumorale perché la leptina, ormone che risulta aumentato nell’obesità, è in grado di aumentare la crescita tumorale», afferma la dottoressa Galletti. A tavola, caffè (non decaffeinato) e tè verde sembrano proprio far bene: «Un regolare consumo di caffè è associato a un minor rischio di melanoma – spiega -. Lo afferma un ampio studio osservazionale svolto su donne norvegesi: risultano a minor rischio di melanoma perché la caffeina protegge dalla carcinogenesi indotta dai raggi ultravioletti». Idem il tè verde, che ha una nota azione antinfiammatoria: «Merito della presenza dell’EGCG (epigallocatechinagallato), un potente antiossidante il cui effetto benefico agisce in relazione alla concentrazione presente nel tè verde e di cui è particolarmente ricco quello giapponese». Ammonisce la dottoressa Galletti: «Tutti questi dati provengono da studi osservazionali e, prima di essere confermati, sono perciò meritevoli di ulteriori conferme scientifiche con studi su popolazioni più ampie e dalle caratteristiche omogenee».
Interesse ha suscitato anche lo studio sul consumo di agrumi in soggetti già malati di melanoma: «Nella buccia, in particolare quella dei pompelmi, gli agrumi sono molto ricchi di sostanze chimiche (psoralenici e furocumarinici) che possono avere proprietà potenzialmente fotocarcinogeniche in presenza di maggior esposizione a raggi UV – conferma la dottoressa Galletti –. Studi con follow up di 13 anni su 64 mila donne hanno evidenziato l’associazione tra consumo di agrumi, pompelmo in particolare, e melanoma cutaneo maligno. Il consumo di agrumi, in particolare succo di pompelmo fresco, è cioè legato a un maggior rischio di melanoma in donne già predisposte e molto esposte ad UV. Il dato è confermato da uno studio di follow up di 15 anni su 56200 donne post menopausa». Studi che per la loro particolarità non devono creare allarmismi: «Gli agrumi sono anche fonte di Vitamina C e antiossidanti, per cui ne è consigliato un consumo regolare», conclude la dottoressa Rosalba Galletti.