Ne hanno parlato quattro specialisti della Clinica Fornaca: il dottor Riccardo Bussone, chirurgo senologo e oncologo; la dottoressa Rosalba Galletti, dietologa, la dottoressa Giovanna Mariscotti, radiologa e la dottoressa Gretha Grilz, chirurgo plastico.
“Seno: stili di vita, prevenzione e trattamento”. Se n’è parlato lo scorso 18 febbraio al Centro congressi dell’Unione industriale di Torino nell’ambito dei “Martedì Salute”. Al tavolo dei relatori, quattro specialisti della Clinica Fornaca: il dottor Riccardo Bussone, chirurgo senologo e oncologo; la dottoressa Rosalba Galletti, dietologa, la dottoressa Giovanna Mariscotti, radiologa e la dottoressa Gretha Grilz, chirurgo plastico.
Il dottor Bussone ha introdotto l’incontro con due numeri altamente esemplificativi: «Ogni anno, in Italia, si registrano 50mila casi di tumore alla mammella. Di questi ne guarisce il 90-95 per cento», ha detto il chirurgo senologo e oncologo che, dopo le esposizioni degli altri specialisti, ha moderato il vivace dibattito con il pubblico in sala.
La dottoressa Galletti ha premesso: «Mangiare bene è importante per la nostra salute», ricordando altresì come «Sovrappeso, sedentarietà, fumo e alcol fanno aumentare il rischio di tumore». Se tra i fattori di rischio modificabili figurano le abitudini comportamentali e i fattori ambientali, la dottoressa Galletti ha fatto notare come: «Il nostro compito è quello di modificare i comportamenti potenzialmente dannosi, educando la popolazione e sensibilizzando alla prevenzione. Uno stile di vita sano può prevenire un terzo dei tumori». Per stile di vita sano si intende mangiare in modo sano (riducendo carne, sale e zuccheri a rapido assorbimento), ma anche non fumare, diminuire il consumo di alcol e prendere il sole con la giusta attenzione. «Sovrappeso e obesità aumentano anche il rischio di malattia metabolica, malattie cardiovascolari e respiratorie». Bene allora affidarsi a qualcosa che ben conosciamo, come la dieta mediterranea: «È la base della nostra alimentazione – ha ricordato la dottoressa Galletti – ed è una dieta antinfiammatoria che migliora la digestione e il microbiota». Importante anche una corretta attività fisica: camminare, fare le scale, muoversi almeno 30 minuti tutti i giorni o per 50/60 minuti per tre giorni la settimana: «Nel 30-40 per cento dei casi – ha osservato ancora la dottoressa Rosalba Galletti -, l’attività fisica riduce il rischio di recidiva e mortalità per donne con tumore al seno».
La dottoressa Mariscotti è partita ricordando come il tumore alla mammella sia il più frequente per la donna («Una su otto, nel corso della sua vita, potrà averne una diagnosi», ha affermato) nonché la seconda causa di morte dopo quella legata a problemi cardiovascolari. «L’obiettivo della prevenzione secondaria – ha proseguito – è la diagnosi precoce. Per arrivarci, abbiamo a disposizione strumenti di primo livello come la mammografia digitale e l’ecografia, e di secondo livello come l’agobiopsia o la Risonanza magnetica. Lo screening di prevenzione per la diagnostica clinica senologica è la mammografia, la cui accuratezza diagnostica può essere migliorata ma non sostituita dall’ecografia». Richiamando l’importanza e la necessità di un team multidisciplinare che prenda totalmente in carico la donna con un tumore al seno, la dottoressa Giovanna Mariscotti ha infine aggiunto che: «La tomosintesi aiuta l’esplorazione della mammella densa, mentre di fronte a precise indicazioni la Risonanza magnetica mammaria può servire a completare il percorso diagnostico».
«La chirurgia senologica è cambiata in modo repentino negli ultimi anni: se ieri la fase demolitiva e quella ricostruttiva venivano eseguiti con tempi ed équipe diverse, oggi si cerca di fare tutto insieme». Così ha esordito la dottoressa Gretha Grilz: «Nel 75 per cento dei casi si tratta di chirurgia conservativa – ha aggiunto -, tuttavia anche in caso di mastectomia, adottata nel 25 per cento dei casi di tumore alla mammella, l’intervento chirurgico viene completato dalla ricostruzione. La donna non viene più lasciata mutilata». La scelta dell’intervento dipende dalle caratteristiche della lesione, della mammella, della paziente. Anche il risultato estetico gioca un ruolo importante: «Il rimodellamento permette di non avere più i “buchi” di una volta – ha assicurato la dottoressa Grilz -: il chirurgo oncoplastico esegue una progettazione/pianificazione a lunga distanza che, sempre nel rispetto del tipo di lesione e della paziente, può dare risultati in una sola seduta operatoria». E dopo la chirurgia? «La paziente dovrà sottoporsi a radioterapia, chemioterapia od ormonoterapia – ha concluso la dottoressa Gretha Grilz -. In ogni caso, è sempre bene affidarsi a una Breast Unit, con un percorso predefinito che coinvolga tutti gli specialisti».