È stato uno dei temi affrontati dal recente Congresso nazionale della sezione di Cardioradiologia che si è tenuto alle OGR di Torino. «È una patologia che interessa sempre più soggetti, l’attività di imaging consente in modo non invasivo di selezionare i pazienti che hanno realmente bisogno di un trattamento emodinamico o di cardiochirurgia sulle arterie coronarie», ha spiegato il dottor Riccardo Faletti, presidente del Congresso e radiologo della Clinica Fornaca.
“Cardio-X: professionalità, appropriatezza, multidisciplinarietà e nuove frontiere in Cardioradiologia”. Sono stati i temi che hanno animato le OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Torino tra mercoledì 8 e venerdì 10 settembre in occasione del Congresso nazionale della sezione di Cardioradiologia, preceduto dall’incontro con i gruppi regionali di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria e presieduto dal dottor Riccardo Faletti, medico radiologo della Città della Salute e della Scienza di Torino e della Clinica Fornaca. «È stato anche un passo verso la normalità che ha sempre caratterizzato la possibilità della divulgazione scientifica e del confronto tra esperti – afferma il dottor Faletti -. Il ritorno in presenza e in tutta sicurezza alle OGR è stato un modo per rivedere la luce dopo un periodo tanto buio anche per i congressi medico-scientifici».
A Torino, per tre giorni, si sono così ritrovati i maggiori esperti nazionali dello studio del cuore attraverso la Radiologia e, in particolare, per mezzo delle cosiddette “grandi macchine”: TC e Risonanza magnetica, utilizzate anche per eseguire durante il Congresso alcune procedure diffuse in streaming. Tra le varie tematiche trattate ha avuto uno spazio rilevante la cardiopatia ischemica, patologia che si verifica quando le arterie coronarie, incaricate di portare il sangue al cuore, risultano ostruite e generano un flusso di sangue “povero” di ossigeno verso il miocardio, il muscolo del cuore.
«Si tratta di una patologia che, per vari motivi, interessa sempre più soggetti – argomenta il dottor Faletti -: è aumentata l’incidenza del diabete e altrettanto è successo con quella dell’obesità, in più la nostra alimentazione si è modificata. Ed è perciò aumentato il rischio di riscontrare una patologia a livello delle coronarie». Fino a pochi anni fa non c’erano grandi alternative se non quella di eseguire cateterismi, andando così a vedere direttamente le arterie interessate dalla patologia senza però vedere in modo adeguato il tessuto muscolare interessato. «Era come se, nel sistema di irrigazione di un giardino, si andassero a vedere solo i tubi trascurando di valutare dove il prato è verde o secco», spiega il dottor Faletti.
Una modalità che è stata aggiornata e resa più efficace: «Ora, grazie all’imaging non invasivo e, in particolare, attraverso la Risonanza magnetica cardiaca, si può valutare lo stato del miocardio sia quando ha già subito un danno sia prima ancora che lo subisca. Lo si fa andando a eseguire uno studio da stress farmacologico che verifica se le coronarie, sotto la stimolazione della maggiore richiesta di flusso ottenuta sotto sforzo, portano in qualche maniera meno sangue al cuore – conclude il dottor Riccardo Faletti -. Questo genere di attività di imaging consente perciò, in modo non invasivo, di andare a selezionare i pazienti che hanno realmente bisogno di un trattamento emodinamico o di cardiochirurgia sulle arterie coronarie».