Nel percorso che la Clinica Fornaca dedica alle donne colpite da tumore al seno c’è una nuova procedura dedicata alle lesioni sospette riscontrate con la mammografia e non visibili con l’ecografia. «L’uso di questa tecnica consente di prelevare più campioni di tessuto da sottoporre agli esami istologici di laboratorio per stabilire se la lesione è di natura maligna o benigna», spiega la dottoressa Giovanna Mariscotti, specialista del Servizio di Radiologia senologica della Fornaca.
Da anni la Clinica Fornaca punta moltissimo sulla prevenzione del tumore della mammella. Lo fa in virtù di un team multidisciplinare incaricato di prendere totalmente in carico la donna, attraverso una serie di strumenti di primo livello come mammografia digitale con tomosintesi ed ecografia e di secondo livello come agobiopsia o Risonanza magnetica, tutti deputati alla cosiddetta “diagnosi precoce”, vero obiettivo della prevenzione. A rendere ancora più completo il percorso di prevenzione della Clinica Fornaca c’è oggi anche la biopsia mininvasiva con guida stereotassica. Ne parliamo con la dottoressa Giovanna Mariscotti, specialista del Servizio di Radiologia senologica della Clinica Fornaca.
Dottoressa Mariscotti, che cos’è la biopsia mininvasiva con guida stereotassica?
«La biopsia mininvasiva con guida stereotassica è una agobiopsia controllata da un sistema computerizzato collegato al mammografo digitale che consente un prelievo multiplo di tessuto mammario quando si sospettano lesioni tumorali per anomalie (come microcalcificazioni, aree di distorsione parenchimale od opacità millimetriche) riscontrate alla mammografia e che non trovano riscontro all’esame ecografico. Questo sistema computerizzato permette di avere una maggiore precisione nell’operazione di inserimento dell’ago e di prelievo di tessuto, consentendo un’alta affidabilità della diagnosi da parte dell’anatomo-patologo che analizzerà i campioni di tessuti prelevati».
A cosa serve e quali indicazioni possono derivarne?
«L’uso di questa tecnica consente di prelevare più campioni di tessuto da sottoporre agli esami istologici di laboratorio per stabilire se la lesione è di natura maligna o benigna (come ad esempio una cisti). Di solito si esegue dopo una mammografia che ha evidenziato lesioni sospette non visualizzabili all’esame ecografico. Se il giudizio istologico sarà di benignità, alla paziente sarà raccomandato un controllo clinico strumentale. Al contrario, se l’esito sarà quello di una lesione maligna, la paziente verrà indirizzata verso il successivo trattamento chirurgico. Il medico che sottopone la paziente al prelievo bioptico valuterà inoltre la necessità di lasciare a dimora nella mammella una piccola clip metallica amagnetica che, nei successivi controlli, agevolerà il riconoscimento del punto esatto in cui è stato prelevato il tessuto o, nel caso sia indicata un’integrazione con intervento chirurgico, la localizzazione pre-operatoria».
Come funziona la biopsia mininvasiva con guida stereotassica?
«La procedura avviene in un’unica seduta. La biopsia mininvasiva sotto guida stereotassica viene praticata in anestesia locale, mediante una piccola incisione nella parte indicata. Presenta quindi le normali precauzioni legate all’uso di anestetici concordate con lo specialista. A seconda della posizione dell’area da sottoporre all’agobiopsia, il medico radiologo valuterà la modalità di esecuzione più idonea che potrà essere con la paziente seduta oppure distesa in decubito laterale, su poltrona-lettino dedicata. A mammella compressa – in misura sicuramente minore alla compressione di una mammografia standard – si eseguono radiogrammi per la centratura. Successivamente si pratica l’anestesia locale e si inserisce l’ago che, con un’unica inserzione, esegue prelievi multipli (in genere sono dodici). La procedura dura in media 20/30 minuti e di solito non risulta dolorosa grazie all’anestesia locale. Subito dopo il prelievo è utile comprimere manualmente per qualche minuto la zona interessata per ridurre il rischio di sanguinamenti ed ematomi».
Ci sono dei rischi legati a questo tipo di procedura?
«Possibili rischi e complicanze associati alla procedura includono sanguinamenti, dolore, comparsa di ecchimosi o tumefazione. Infezioni e altri tipi di complicanze sono rari. Generalmente il disagio più intenso è avvertito dalle donne che hanno già subito un intervento nell’area individuata, per la presenza di cicatrici e tessuti più compatti. Al termine dell’operazione viene applicata una borsa di ghiaccio secco per ridurre il rischio di ematomi e alleviare l’eventuale sensazione dolorosa. La procedura di solito non lascia cicatrici. La paziente può tornare subito dopo alla propria abitazione ed è consigliato evitare sforzi e movimenti bruschi con le braccia. Nei giorni successivi potrebbero manifestarsi fastidi nell’area del prelievo, mentre non deve spaventare la presenza di arrossamento e/o piccole chiazze simili a lividi che coincidono con la piccola diffusione di sangue nei tessuti che circondano il punto di prelievo».