I polmoni sono organi fragili i cui tessuti che li compongono non si rigenerano: la loro salute è dunque fondamentale per una buona qualità di vita. È importante conoscere la loro funzionalità e i fattori di rischio che possono causare le patologie più comuni e come queste si possono prevenire o curare. Ne hanno parlato il 14 marzo, in occasione dell’appuntamento con i Martedì Salute, il dottor Paraskevas Lyberis e il professor Enrico Ruffini, specialisti di Chirurgia toracica della Clinica Fornaca e della Città della Salute e della Scienza di Torino.
Quali sono le malattie polmonari più diffuse?
«Si distinguono – spiega il professor Enrico Ruffini – in malattie acute come polmoniti, bronchiti e pleuriti che possono avere una guarigione completa e malattie croniche: tra queste rientrano la bronchite cronica, l’enfisema polmonare, cioè la distruzione del tessuto polmonare causato soprattutto dal fumo e dall’inquinamento atmosferico e per cui la respirazione è severamente compromessa, e la B.P.C.O. (broncopneumopatia cronica ostruttiva) che è una malattia cronica, progressiva e soprattutto invalidante di cui soffre il 10% della popolazione mondiale e che rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo». Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione? Il professor Enrico Ruffini continua: «Se si è in età medio avanzata (60-70 anni) e si ha tosse cronica, dispnea (affaticamento a respirare) ed espettorato cronico, per almeno tre mesi nell’arco di due anni consecutivi. Fondamentale è rivolgersi al medico curante che tramite una semplice spirometria, cioè la misurazione della quantità di aria che il polmone utilizza nella respirazione, può fare una diagnosi precoce, che risulta indispensabile. Pur non essendoci una cura infatti, si può evitare che la malattia progredisca. Noi chirurghi possiamo poi intervenire asportando ‘la bolla’ con cui si presenta l’enfisema o asportare aree di polmone non funzionanti o infine fare un trapianto di polmone».
Polmoni e tumori, cosa sapere?
«Quelli ai polmoni sono tra i tumori più frequenti – prosegue il professor Enrico Ruffini – il carcinoma bronchiale e il mesotelioma pleurico. I numeri sono chiari: il tumore al polmone è al secondo posto per frequenza in entrambi i sessi, dopo quello che colpisce il seno nelle donne e la prostata negli uomini, ed è la prima causa di morte per tumore in entrambi i sessi. Si tratta di tumori aggressivi, che colpiscono intorno ai 70 anni di età e il cui principale fattore di rischio è il fumo di sigaretta. Se si presenta tosse persistente, difficoltà di fiato, sangue nel catarro e un dimagrimento improvviso è bene fare una visita di controllo. Gli esami di approfondimento che vengono successivamente prescritti sono TC (Tomografia Computerizzata), PET (Tomografia a Emissione di Positroni), broncoscopia che permette di visionare direttamente le vie aeree e agoaspirato per prelievo di un campione di cellule. Anche in questo caso sono fondamentali le tempistiche di diagnosi che ne aiutano anche a capire la stadiazione, ricordando comunque che, se agli stadi iniziali, grazie alla chirurgia il tumore si può controllare e si può continuare a vivere, anche bene». Continua: «Tra i tumori il mesotelioma pleurico che per l’80% dei casi si presenta in età avanzata (70-75 anni) è il più aggressivo del torace, associato spesso a esposizione professionale o ambientale all’amianto (si pensi che il Piemonte è la seconda regione in Italia per incidenza). In questo caso tra i segnali più evidenti c’è dolore toracico, difficoltà di respiro, dimagrimento e versamento pleurico. Ricordiamo che, sempre se individuato per tempo, combinazione di chirurgia e chemioterapia possono dare dei buoni risultati».
Come prevenire le malattie polmonari e quali sono i fattori di rischio?
«La prevenzione è essenziale, la migliore medicina – afferma Enrico Ruffini. Si distingue in primaria e secondaria. La prima riduce l’insorgenza della malattia, evitando il fumo di tabacco ad esempio che comunque è bene ricordare che è tra le principali cause di cancro ai polmoni, vescica, pancreas e provoca danni anche al cuore. Anche in questo caso i numeri sono chiari: il 10% dei decessi della popolazione adulta mondiale sono legati al fumo, il 15% di quella italiana. Attenzione però: non parliamo solo di fumo di tabacco. È altrettanto pericolosa la sigaretta elettronica: provoca infatti infiammazione e mutazioni cellulari, anche se in minor numero, e favorisce la dipendenza, con gli effetti indesiderati della nicotina (immunodepressione e funzioni cerebrali ridotte). La prevenzione secondaria invece è la diagnosi precoce tramite screening, su soggetti ad alto rischio: fumatori ed ex fumatori tra i 55 e 75 anni vengono sottoposti a TC a strati sottili che riesce ad individuare anche nodi polmonari molti piccoli».
Quanto si è evoluta la chirurgia toracica?
«Molto – risponde il dottor Paraskevas Lyberis. Se infatti nel passato l’accesso tradizionale era la toracotomia (l’apertura chirurgica del torace), negli ultimi dieci anni la chirurgia toracica si è evoluta in maniera importante. Ad esempio la sala operatoria di oggi può essere ibrida con l’uso di dispositivi avanzati di imaging e con il Robot Da Vinci, la massima espressione di chirurgia mininvasiva. Parliamo di toracoscopia, procedura in cui viene introdotto nella cavità pleurica un endoscopio a ottica operativa) o VATS (Chirurgia Toracica Video-Assistita) e prediligiamo la segmentectomia, il cui obiettivo è asportare il meno possibile parti polmonari che permettono al paziente di mantenere maggiori riserve respiratorie».
Perché prediligere la chirurgia toracica robot assistita?
«Ho citato il sistema robotico Da Vinci – afferma Paraskevas Lyberis – i cui vantaggi sono davvero innumerevoli: visione dei tessuti su cui intervenire in 3D con ampliamento della percezione della profondità, magnificazione delle immagini fino a 10 volte, possibilità di sfruttare sette gradi di movimento delle braccia robotiche che traducono i gesti del chirurgo in maniera ancora più precisa e – fondamentale per il paziente – riduzione del dolore post operatorio e riduzione dei tempi di degenza».
In quali interventi viene utilizzata?
«La utilizziamo – conclude il dottor Paraskevas Lyberis – per la timectomia (exeresi chirurgica del timo), per il miglioramento clinico di patologie autoimmuni come la miastenia gravis, per interventi su patologie neoplastiche e anche per patologie più comuni, come la duplicatura diaframmatica, eseguita per la perdita di tono del muscolo del diaframma che porta anche a peggioramento nella respirazione, per la riduzione di volume per enfisema di grado severo e nella cura della B.P.C.O».