La risonanza magnetica (RM) è l’esame di diagnostica, complementare all’ecografia e alla mammografia, riconosciuto come la metodica più sensibile nell’individuazione del carcinoma mammario: della sua importanza nel percorso di prevenzione femminile parliamo con la dottoressa Giovanna Mariscotti, responsabile della Diagnostica senologica della Clinica Fornaca.
La risonanza magnetica della mammella è un esame di diagnostica per immagini basato sulla vascolarizzazione e non circoscritto alla densità della ghiandola mammaria, che è il limite della mammografia.
La RM è una metodica che non utilizza radiazioni ionizzanti, ma onde elettromagnetiche ad elevata intensità ai fini di ottenere immagini ad alta qualità in tre dimensioni. È un esame diagnostico non invasivo e non doloroso per la paziente.
È un’indagine di secondo livello complementare all’ecografia e alla mammografia, che può individuare un raggio più ampio di tumori, anche mammograficamente ed ecograficamente occulti (lo screening mammografico è in grado di individuare circa 4/6 tumori mammari ogni 1000 donne, mentre l’ecografia individua 2/4 tumori non visibili alla mammografia ogni 1000 donne sottoposte a screening mammario).
«La risonanza magnetica al seno ha il vantaggio di individuare preferibilmente quei carcinomi di grado intermedio e alto che sono più significativi da un punto di vista biologico – afferma la dottoressa Giovanna Mariscotti».
Chi si deve sottoporre a risonanza magnetica mammaria?
«È indicata nel percorso di sorveglianza per le donne ad alto rischio di sviluppare un tumore mammario – dice la dottoressa Mariscotti – per le donne che devono essere sottoposte a un intervento chirurgico ai fini di una corretta pianificazione chirurgica-terapeutica con maggiore personalizzazione dell’intervento e con una riduzione del tasso di re-interventi e una identificazione precoce del tumore controlaterale -. Inoltre è importante nella valutazione della risposta alla chemioterapia neodiuvante per stabilire la tipologia di intervento chirurgico conservativo o radicale – prosegue la dottoressa Mariscotti -. Senza dimenticare che è uno strumento fondamentale nello studio delle protesi mammarie o per lo studio della mammella secernente».
Quando deve essere eseguita la risonanza magnetica?
«Ci sono dei periodi ottimali – continua la dottoressa – che permettono una riduzione di falsi positivi: nelle donne in età pre menopausale è preferibile effettuare l’indagine fra il 7º e il 12º giorno del ciclo mestruale (anche in corso di terapia estroprogestinica) e nelle donne che assumono terapia ormonale sostitutiva almeno 4 settimane dopo la sospensione del trattamento».
In conclusione quali sono i vantaggi della risonanza magnetica mammaria?
«Migliora l’accuratezza dell’imaging convenzionale (mammografia ed ecografia mammaria) nella valutazione dell’estensione e delle dimensioni del tumore, con l’identificazione di lesioni maligne aggiuntive o nella valutazione del tumore multifocale e multicentrico in corso di stadiazione loco- regionale -.E grazie a una tecnologia ancora più innovativa, rappresentata dall’impiego di scanner con campo magnetico 3 Tesla – conclude la dottoressa Mariscotti – si evidenzia un aumento della risoluzione spaziale e temporale con relativo incremento dell’identificazione delle lesioni».