Fusion biopsy: il futuro della biopsia prostatica


Il tumore alla prostata è ad oggi il tumore più frequente nell’uomo (19,8% di tutti i tumori maschili) e nel 2023 sono state stimate circa 41.100 nuove diagnosi (fonte AIOM).

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Avere una diagnosi corretta e in tempi veloci si conferma fondamentale, perché quando il tumore è individuato in fase iniziale può essere curato e possono essere al contempo salvaguardate al paziente funzioni importanti come la continenza urinaria e la potenza sessuale.

Se per molto tempo ci si è basati solo sull’esame del valore di PSA come marcatore tumorale, oggi il PSA viene considerato solo come un campanello di allarme che indica l’esistenza di una disfunzione dell’organo, come ad esempio una infezione, una infiammazione o una patologia tumorale. È infatti solo la Biopsia prostatica fusion (Fusion Biopsy) ad essere riconosciuta come un prezioso ed efficace alleato nella diagnosi del tumore prostatico.

Ne parliamo con il dott. Alessandro Giacobbe, specialista Urologo della Clinica Fornaca e dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino.

Fusion Biopsy: perché è innovativa?

Da alcuni anni la Fusion Biopsy si è rivelata un’arma vincente nella diagnosi del tumore prostatico, poiché grazie alla tecnologia innovativa di fusione delle immagini ottenute con Risonanza Magnetica multiparametrica ed Ecografia in 3D, consente di localizzare con precisione il tumore della prostata e il suo volume, garantendo così una diagnosi più accurata.

Fino ad oggi è stata eseguita prevalentemente per via trans rettale con un rischio seppur minimo di sepsi, ossia di infezione dopo la procedura. È importante sottolineare che le Linee Guida 2024 dell’Associazione Europea di Urologia (EAU) confermano i dati del 2022, ovvero che la biopsia prostatica deve essere preferita per via trans perineale rispetto alla via trans rettale, con l’uso della tecnica fusion. Studi presenti in letteratura e condotti su circa 163.000 pazienti hanno evidenziato l’importante decremento delle infezioni dopo biopsia prostatica trans perineale (0,1%) rispetto alla via trans rettale (0,9%).

Tenuto conto dell’esperienza e della competenza degli specialisti, qui in Fornaca eseguiamo entrambe le procedure e l’Urologo valuta, in base al caso specifico e alla sede della lesione sospetta, se eseguire la biopsia per via trans perineale o trans rettale. Oltre a valutare il rischio di infezione infatti anche questo aspetto è importante.

Come avviene l’esame di Fusion Biopsy?

L’esame ha una durata complessiva di circa trenta minuti, è necessaria una preparazione del paziente che viene indicata dall’Urologo. Dopo l’introduzione della sonda ecografica nel retto, i prelievi bioptici con ago avvengono attraverso il perineo o direttamente dal retto.

Uno sguardo al futuro

L’innovazione in questo campo non si ferma mai, anzi: prevedo che nel settore un valido aiuto potrà essere dato dall’Intelligenza Artificiale (IA). Esistono infatti alcuni software di IA in grado di analizzare velocemente le immagini della Risonanza Magnetica multiparametrica e dunque di indicare allo specialista i confini e la zona sospetta da biopsiare. Questa lettura ‘artificiale’, quando confrontata con quella fatta da radiologo esperto, sarà in grado di dare una concordanza altissima.

Cosa fare in caso di rialzo del PSA?

La procedura attuale prevede che il paziente debba recarsi dall’Urologo che valuterà se richiedere una Risonanza Magnetica multiparametrica, importante per decidere se procedere con una successiva biopsia o meno.

Per garantire un percorso che sia efficace ed efficiente, il gioco di squadra è fondamentale: in campo ci sono l’esperienza del Radiologo, la Risonanza Magnetica di ultima generazione, un’ottima strumentazione per eseguire la biopsia prostatica e l’esperienza dell’Urologo nel fare la biopsia prostatica fusion.

Tutti elementi che sono al centro della proposta della Clinica Fornaca.
Una Risonanza consente all’Urologo di individuare con maggior precisione le aree sospette da sottoporre a prelievo bioptico e raggiungere un maggiore livello di accuratezza anche entro pochi millimetri.

L’importanza della prevenzione

A partire dai 50 anni tutti gli uomini dovrebbero fare uno screening, come l’esame dei livelli di PSA e una visita urologica. In caso di familiarità di tumore prostatico è bene iniziare con la prevenzione a partire dai 45 anni.