Con nuove tecniche chirurgiche e con l’ausilio di tecnologie avanzate è oggi possibile effettuare interventi mininvasivi sia in ambito cranico sia in ambito spinale, sicuri per il paziente ed efficaci.
Ne parliamo con il dottor Nicola Marengo, specialista in Neurochirurgia della Clinica Fornaca che opera in collaborazione con l’équipe composta dal professor Diego Garbossa, dal dottor Francesco Zenga e dal dottor Marco Ajello.
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Di quali patologie si occupa il neurochirurgo?
Tra le patologie più comuni di cui si occupa il neurochirurgo le più frequenti sono le patologie delle vertebre e dei dischi intervertebrali sia di tipo degenerativo come l’artrosi vertebrale, le ernie discali, la stenosi del canale vertebrale, la spondilolistesi con instabilità vertebrale sia di tipo traumatico come le fratture vertebrali ed infine i tumori. Inoltre il neurochirurgo si occupa di tutte le patologie oncologiche, vascolari, infettive e traumatiche a carico dell’encefalo e del midollo spinale.
Queste patologie possono essere trattate con interventi che, nella maggior parte dei casi, sono eseguiti con tecniche mininvasive. Si tratta di tecniche che utilizzano strumenti tecnologici avanzati quali microscopi operatori, endoscopi 3D, sistemi robotizzati di visione 3D con appositi occhiali polarizzati (esoscopi), laser, aspiratori ad ultrasuoni, sistemi di neuronavigazione con bracci robotizzati, TAC intraoperatoria e non ultimo la customizzazione con stampa 3D che ha permesso ulteriormente di ottimizzare la precisione e di pianificare interventi personalizzati.
In particolare, nell’Ambulatorio di Neurochirurgia della Clinica Fornaca mi occupo di tutte le patologie oncologiche e vascolari dell’encefalo e del midollo spinale e di tutte le patologie degenerative e oncologiche a carico della colonna vertebrale.
Particolare attenzione è rivolta ai trattamenti innovativi, alla chirurgia mini-invasiva in ambito cranico e spinale e alle più avanzate tecniche e tecnologie il cui utilizzo è indicato quando la terapia conservativa non chirurgica risulta inefficace.
Quali sono le novità in campo neurochirurgico?
Oltre a tecnologie ormai consolidate, efficaci e sulla cui utilità ci sono numerose evidenze cliniche, quali ad esempio il microscopio intraoperatorio, vi sono alcuni recenti strumenti che hanno drasticamente migliorato la qualità e sicurezza degli interventi di neurochirurgia.
L’esoscopia, ad esempio, è un sistema di visione in 3D che proietta su uno schermo ad altissima risoluzione i più piccoli dettagli dell’area da operare, grazie ad appositi occhiali polarizzati indossati durante l’intervento. La visione in esoscopia del campo operatorio risulta estremamente più ampia del microscopio intraoperatorio tradizionale e può essere condivisa con tutti gli operatori presenti in sala operatoria.
Nel trattamento dell’instabilità della colonna vertebrale e nei casi di tumori, l’introduzione di guide chirurgiche stampate in 3D basatesulle caratteristiche delle vertebre del paziente rilevate con TC preoperatoria, permette di eseguire una chirurgia “su misura” per garantire migliore stabilità biomeccanica della colonna vertebrale, migliore accuratezza e precisione nel posizionamento dei mezzi di sintesi (viti e barre) necessari per stabilizzare la colonna e conseguentemente maggiore sicurezza per il paziente.
Nell’ambito delle patologie vertebrali (dalle ernie discali all’artrosi vertebrale) e alcuni tumori spinali e midollari, la chirurgia robotica vertebrale di ultima generazione ha contribuito a migliorare sensibilmente la precisione e mini invasività dell’intervento, grazie a uno speciale sistema di navigazione GPS e un braccio robotico che supportano il neurochirurgo. L’uso di questa tecnologia, nei pazienti in cui è indicata, favorisce un recupero post operatorio molto più rapido sia durante il ricovero, sia nella ripresa di tutte le attività quotidiane.
Le principali novità nel trattamento mini invasivo della patologia degenerativa della colonna vertebrale riguardano l’introduzione degli approcci anteriori ai dischi vertebrali, che evitano i traumi muscolari della colonna come invece avviene negli approcci posteriori. Le tecniche anteriori più utilizzate sono chiamate ALIF, che permette l’accesso alla colonna vertebrale lombare da una piccola incisione sotto l’ombelico e una nuova tecnica chiamata XLIF che consente la sostituzione del disco intervertebrale con una protesi discale, attraverso una piccola incisione sul fianco.
Questi approcci, indicati su pazienti selezionati, consentono di operare con un minore trauma dei tessuti, minor dolore post operatorio e ridotta degenza e tempi di recupero più rapidi rispetto ad altre tecniche più invasive.
Nella chirurgia delle metastasi vertebrali, invece, l’introduzione di mezzi di sintesi in carbonio per la stabilizzazione della colonna permette di effettuare con maggiore precisione e minori rischi la radioterapia o radiochirurgia complementari. Per i pazienti oncologici, questo si traduce in maggiori possibilità di cura e migliore qualità di vita.