Spiega il dottor Ugo Dominici, specialista in Flebologia e Proctologia: «La procedura viene svolta sotto guida ecografica e consiste nell’introduzione di un catetere nella vena safena che rilascia gradualmente il cianoacrilato incollando le pareti della safena fino alla loro chiusura». L’intervento non richiede anestesia, è indolore e permette un’immediata ripresa delle normali attività.
Il dottor Ugo Dominici, specialista in Flebologia, Proctologia e Linfologia della Clinica Fornaca, la definisce: «Un altro passo verso la riduzione dell’invasività nella terapia dell’insufficienza venosa». SI riferisce alla “colla” utilizzata per risolvere il problema delle vene varicose e in uso anche alla Fornaca: «L’ablazione non termica è una tecnica che permette di “incollare” le pareti della vena safena attraverso il cianocrilato, sostanza usata da molti anni nel trattamento di svariate patologie – spiega il dottor Dominici -. La procedura viene svolta sotto guida ecografica e consiste nell’introduzione di un catetere nella vena safena che, dopo essere stato posizionato correttamente, rilascia gradualmente il cianoacrilato incollando le pareti della safena ottenendone la chiusura».
L’intervento non richiede anestesia, è indolore e prevede una degenza ambulatoriale di una o due ore, seguita dalla ripresa immediata della deambulazione e delle normali attività. «Una scrupolosa indagine pre-operatoria consente di individuare la corretta indicazione per questo tipo di trattamento che, in ogni caso, dipende sempre strettamente dalle caratteristiche anatomiche del vaso del paziente», specifica il dottor Dominici. L’intervento viene eventualmente completato con flebectomie (asportazione di varici superficiali attraverso incisioni di circa due millimetri in anestesia locale) e/o scleroterapia perioperatoria (iniezione all’interno della vena patologica di liquido e/o schiuma che chiude ed elimina il vaso malato). Con questa tecnica, l’uso della contenzione elastica nel post operatorio non risulta indispensabile.
A oggi, la patologia venosa è molto diffusa nella popolazione adulta: riguarda quasi il 40 per cento delle persone che hanno superato i 35 anni d’età e interessa un ultra 60enne su due. Le donne corrono il rischio di sviluppare una malattia venosa tre volte maggiore di quello degli uomini e, infine, le varici non vanno considerate un semplice disturbo estetico: se trascurata, la patologia venosa può diventare evolutiva e peggiorare nel tempo, fino a sviluppare importanti disturbi alle gambe nonché severe complicanze locali (ipodermiti, ulcere) e sistemiche (tromboflebiti, EP).