Due nuovi sistemi di monitoraggio per le cinque sale operatorie della Fornaca: «Così si evitano sovradosaggi di farmaco», rileva la dottoressa Carola Barbero.
Novità in sala operatoria: i pazienti della Clinica Fornaca hanno ora a disposizione un nuovo duplice sistema di monitoraggio che, in sede di anestesia, fornisce un ulteriore contributo alla loro sicurezza e tranquillità. «Si tratta di due strumenti che ben si sposano con le linee guida della Società italiana di Anestesiologia – spiega la dottoressa Carola Barbero, anestesista della Clinica Fornaca -. Li abbiamo adottati per mettere a disposizione di tutti gli anestesisti ulteriori strumenti in grado di migliorare la qualità del loro lavoro e per garantire ai nostri pazienti maggiore sicurezza e comfort anche al momento dell’anestesia».
I due sistemi di monitoraggio sono attivi in tutte le cinque sale operatorie della Clinica Fornaca: «Si chiamano TOF (Train of four) e BIS (Bispectral index) e da un paio di mesi vengono utilizzati negli interventi chirurgici in anestesia generale», assicura la dottoressa Barbero.
Il TOF agisce per mezzo di due elettrodi posti sull’avambraccio e di un sensore posizionato sul pollice. La stimolazione fornita dai due elettrodi e la risposta percepita sul sensore del pollice permettono allo strumento di valutare lo stato di curarizzazione del paziente. Tale valutazione viene trasformata in una scala alfa-numerica che si legge su un monitor. «Il risultato espresso dal TOF indica quindi lo stato di curarizzazione e di decurarizzazione – spiega ancora la dottoressa Barbero -. Il primo è necessario durante lo sviluppo dell’intervento chirurgico con la conseguente ottimizzazione della quantità di farmaco somministrato, mentre il secondo garantisce la completa decurarizzazione del paziente al momento del risveglio». In questo modo, il sistema permette inoltre di scongiurare del tutto una possibilità molto sgradevole: «Quella del risveglio di un paziente non completamente decurarizzato e perciò nella condizione di una ridotta capacità di muoversi e respirare».
A rilevare la profondità dell’anestesia o della sedazione provvede, attraverso una serie di elettrodi posti sulla fronte del paziente, invece il BIS: «Questo strumento – prosegue la dottoressa Barbero – oltre a evidenziare un corretto livello di anestesia, scongiura la scorretta somministrazione in eccesso o in difetto dei farmaci utilizzati ed esprime il massimo della sua potenzialità nelle anestesie eseguite solo con farmaci somministrati per via endovenosa».
Un esempio è fornito dallo studio della fase di “russamento” nel sonno (la cosiddetta Sleep endoscopy) che viene fatta dagli otorinolaringoiatri. Il paziente, durante quest’esame, viene portato a uno stato di sonno pari al naturale, attraverso un rigoroso dosaggio dei farmaci utilizzati, con la monitorizzazione elettroencefalografica ottenuta dal BIS.
«Molti pazienti si dichiarano preoccupati dell’anestesia e ci rivolgono domande in merito – conclude la dottoressa Carola Barbero -. Vogliono sapere quanto durerà il suo effetto e se esiste la possibilità che si sveglino troppo presto o troppo tardi. Tali sistemi di monitoraggio costituiscono ulteriore garanzia di una corretta anestesia e di un corretto e sereno risveglio».