Approfondiamo l’argomento con il dottor Enrico Caruzzo, responsabile del Servizio di Cardiologia della Clinica Fornaca, specialista in aritmologia.
Cosa sono le aritmie cardiache?
Il battito cardiaco è dato da un sistema elettrico all’interno del cuore costituito da alcune cellule situate nell’atrio destro deputate a creare l’impulso elettrico, e da un sistema di conduzione (come fossero dei fili elettrici) che propagano l’impulso sino alle fibre muscolari cardiache facendole contrarre.
Le aritmie cardiache sono tutte le anomalie di questo sistema elettrico e possono manifestarsi come battiti cardiaci troppo veloci (tachicardia), troppo lenti (bradicardia) o irregolari.
Quali sono le più comuni aritmie cardiache e quali le più gravi?
Le aritmie cardiache vengono classificate in base a diverse caratteristiche, tra cui la sede in cui ha origine il disturbo a livello cardiaco. Quelle che interessano il sistema di conduzione e provocano una riduzione della frequenza del battito – le più comuni in questo caso sono i blocchi atrio-ventricolari e la malattia del nodo del seno – in alcuni casi necessitano dell’impianto di un Pacemaker. Comuni sono le extrasistoli sopraventricolari o ventricolari, nella maggioranza dei casi innocue se si presentano in persone sane. Se invece si presentano in persone affette da cardiopatia possono assumere un significato più grave. Anche la fibrillazione atriale è un’aritmia sopraventricolare molto comune, che causa un battito cardiaco irregolare e accelerato. È caratterizzata da un’attività elettrica atriale caotica e può essere causata da alcune patologie, come ad esempio, ipertensione, cardiopatia ischemica, pericarditi, ipertiroidismo e può portare a ictus tromboembolico, ovvero alla formazione di coaguli di sangue (trombi). La tachicardia parossistica sopraventricolare è un’aritmia sopraventricolare che origina da un piccolo cortocircuito e causa un’elevata frequenza del battito cardiaco che inizia e finisce improvvisamente.
Le aritmie ventricolari sono in genere più gravi delle aritmie sopraventricolari e rappresentano emergenze mediche, come ad esempio la tachicardia ventricolare, un’aritmia che origina dalle camere inferiori del cuore (ventricoli), si manifesta con un battito ritmico ma molto rapido, che può degenerare in fibrillazione ventricolare e portare ad arresto cardiaco. La fibrillazione ventricolare è caratterizzata da un’attività elettrica caotica a livello dei ventricoli che, non riuscendo a contrarsi in modo efficiente, non riescono più a pompare il sangue nelle arterie. In caso di fibrillazione ventricolare, il rischio di morte è elevato se la persona non viene defibrillata in pochi minuti dall’attacco.
Quando è bene rivolgersi allo specialista?
È importante rivolgersi a un cardiologo se si manifestano sintomi che potrebbero suggerire o far temere la presenza di un’aritmia cardiaca, soprattutto in presenza di familiarità o diagnosi di malattie cardiache o fattori di rischio per le malattie cardiache. Fiato corto, affaticamento, palpitazioni, cioè sensazione di battito mancante o di battiti accelerati o energici, vertigine e capogiri, svenimenti, sono alcuni dei sintomi che è bene sottoporre all’attenzione del cardiologo.
Durante la visita cardiologica, che in genere prevede una attenta anamnesi (descrizione dei sintomi e della storia clinica) e un elettrocardiogramma, lo specialista valuta la necessità di effettuare ulteriori esami di approfondimento quali l’Holter cardiaco per registrare eventuali aritmie durante un periodo di 24-48 ore o più, l’ecocardiogramma, test da sforzo per valutare la risposta del cuore all’esercizio fisico. Esistono inoltre degli esami di secondo livello per casi selezionati che comprendono la risonanza magnetica del cuore, la TAC delle coronarie, lo studio elettrofisiologico.
Per informazioni e prenotazioni 011.5574.355