Grande interesse al Congresso Europeo di Urologia per i risultati dello studio multicentrico effettuato dal dottor Alessandro Giacobbe: maggiore capacità di diagnosticare il tumore alla prostata e maggiore identità di vedute con i radiologi. «In futuro basteranno uno o due prelievi».
Fusion Biopsy sotto i riflettori dell’ultimo Convegno europeo di Urologia, tenuto lo scorso marzo a Madrid. La tecnica che consente di localizzare con precisione il tumore della prostata, permettendo così di trattarlo subito in modo adeguato, è stata argomento di numerose sessioni del Congresso: «Abbiamo presentato uno studio scientifico che ha confermato la maggiore capacità diagnostica della Fusion Biopsy – spiega il dottor Alessandro Giacobbe, urologo della Clinica Fornaca -. Con questa tecnica innovativa la possibilità di trovare il tumore della prostata sale al 61,8 per cento a fronte del 25-33 per cento della tradizionale biopsia sotto guida ecografica».
La Fusion Biopsy fonde le immagini della Risonanza Magnetica con quelle dell’ecografo in 3D e fornisce come risultato una mappa tridimensionale della biopsia, perfetta per ricostruire con maggiore sicurezza la localizzazione e il volume del tumore. L’immagine ricostruita in 3D si trasforma in un vero e proprio “bersaglio”, sul quale effettuare il prelievo bioptico desiderato. «La Fusion Biopsy – osserva il dottor Giacobbe – aumenta la precisione ed evita di dover pungere più volte la stessa zona poiché permette di mirare al bersaglio indicato dalla Risonanza Magnetica, grazie alla fusione delle immagini con quelle ecografiche».
La Clinica Fornaca ha adottato la Fusion Biopsy nella primavera del 2014, prima in Piemonte e tra le primissime in Italia. «L’esperienza maturata in Fornaca è risultata fondamentale per la realizzazione dello studio scientifico multicentrico e per il conseguimento di risultati che a Madrid hanno riscosso notevole interesse – continua il dottor Giacobbe –. Fin dalla sua nascita, la Fusion Biopsy ha avuto la peculiarità di poter confermare o escludere con certezza quanto dice la Risonanza Magnetica: i numeri presentati in Spagna lo hanno dimostrato ancor di più».
Il lavoro presentato al Congresso Europeo di Madrid era basato sull’analisi di ben 1691 prelievi: «La biopsia ha sostanzialmente confermato quanto detto in sede di diagnosi dai radiologi – afferma il dottor Alessandro Giacobbe -, dati quasi sovrapponibili a quelli della Risonanza Magnetica. Una combinazione che apre a prospettive di grande interesse: chissà, in futuro potranno bastare appena uno o due prelievi di tessuto per capire se c’è o no il tumore».
I radiologi utilizzano la Scala Pirads per definire le lesioni individuate dalla Risonanza Magnetica: tale scala ha uno score compreso tra 1 e 5 e indica, progressivamente, dalla prostata benigna al forte sospetto di tumore maligno. I prelievi dello studio presentato a Madrid hanno confermato che nel 90 per cento dei casi una lesione Pirads 5 era un tumore, così come lo erano il 65,8 per cento dei Pirads 4 e il 28,5 per cento dei Pirads 3.
Il tumore della prostata è oggi il più diffuso nell’uomo del mondo occidentale. Colpisce circa il 30 per cento di chi ha superato i 50 anni di età e raggiunge l’80 per cento di chi ha già compiuto gli 80 anni. Ogni anno in Italia si stimano circa 44mila nuovi casi, nel nostro paese il tumore alla prostata è la terza causa di morte per tumore dopo quelli di polmone e colon.