Il professor Giancarlo Pecorari e il dottor Francesco Zenga sono stati i protagonisti del primo incontro stagionale del Comitato scientifico della Clinica Fornaca; otorinolaringoiatra e neurochirurgo, con l’aiuto della tecnologia, possono offrire grandi vantaggi al paziente.
“Dal naso al cervello: gli approcci in équipe”. Mercoledì 21 settembre il Centro congressi dell’Unione industriali di Torino ha ospitato il primo incontro stagionale del Comitato scientifico della Clinica Fornaca. Ad affrontare l’argomento della serata sono stati due specialisti che in sala operatoria lavorano spesso insieme esaltando proprio il «lavoro d’équipe alla base di determinati interventi chirurgici»: il professor Giancarlo Pecorari, otorinolaringoiatra della Clinica Fornaca e della Città della Salute e della Scienza di Torino e il dottor Francesco Zenga, neurochirurgo della Clinica Fornaca e Direttore della Chirurgia del basicranio e ipofisaria della Città della Salute e della Scienza di Torino.
In apertura, il professor Giovanni Muto, presidente del Comitato scientifico della Clinica Fornaca, ha speso più di un elogio proprio per la collaborazione tra neurochirurgo e otorinolaringoiatra («Per nulla scontata e, anzi, da prendere come esempio anche per altre specialità», ha sottolineato).
Il dottor Zenga ha esordito ribadendo il concetto alla base dell’incontro: «Il lavoro di équipe è fondamentale – ha detto – e, nel nostro caso, la base del cranio rappresenta il nostro terreno comune». Ha quindi ricordato: «Per noi, Endoscopia è la parola chiave: non è arrivata presto e ha limiti perché in 2D, ma ha aperto la strada alla rivoluzione in 3D HD che, alla Città della Salute e della Scienza, ci ha permesso di essere i primi in Europa a utilizzarla».
Un concetto ribadito dal professor Pecorari: «Fattibilità, sicurezza, risultati: l’Endoscopia funziona e, nel nostro caso, si è rivelata un’alleata imprescindibile». Per poi aggiungere: «La chirurgia endoscopia della base cranica è tutt’altro che banale e, anzi, richiede un adeguato training, necessario per garantire una serie di vantaggi al paziente: il chirurgo vede meglio, non pratica incisioni cutanee, riduce la morbilità e la durata dell’intervento chirurgico». Prima di dimostrare, attraverso una serie di immagini molto significative, come quella transnasale sia una chirurgia di coppia che richiede un approccio bimanuale. «Anche se, in taluni casi, può anche essere utilizzato l’approccio misto: via craniotomica ed endoscopica», ha ribadito.
Il dottor Zenga ha ricordato come tutto sia nato dalla patologia ipofisaria per poi espandersi al resto. Anche in questo caso, le immagini hanno aiutato a comprendere la straordinarietà degli interventi eseguiti alla Fornaca («È stata la prima Clinica al mondo ad adottare l’esoscopio», ha affermato): dai tumori naso-sinusali all’adenoma ipofisario fino ai cordomi del Clivus. Per poi chiudere con un ammonimento: «Usare gli approcci endonasali in modo sconsiderato ne diminuisce la credibilità. Occorre essere introspettivi e onesti nel definire le nostre indicazioni per il paziente e per il suo bene».