Si tratta di un problema spesso causato da disturbi alimentari che possono portare a danni a livello osseo e cardiaco.
Fondamentale è la diagnosi corretta e in tempi brevi, e un approccio multidisciplinare. “I rischi delle amenorree ipotalamiche nelle adolescenti” è il tema che è stato trattato durante l’ultimo incontro organizzato dal Comitato Scientifico della Clinica Fornaca con la Prof.ssa Chiara Benedetto, Direttore Ginecologia ed Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna di Torino che ha parlato di “Amenorrea ipotalamica funzionale, cause e dimensione del problema”, con la Dott.ssa Valentina Rovei, specialista in Ginecologia e Ostetricia Ospedale Sant’Anna di Torino intervenuta su “Amenorrea ipotalamica funzionale e conseguenze sul metabolismo osseo e sistema cardiovascolare” e con il Prof. Carlo Campagnoli, specialista in Ginecologia Endocrinologica della Clinica Fornaca.
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Amenorrea Ipotalamica funzionale: cause e dimensione del problema
L’amenorrea ipotalamica funzionale è un disordine endocrino reversibile, responsabile di circa il 3% delle amenorree primarie, e di circa il 25-35% delle amenorree secondarie. L’amenorrea ipotalamica è dovuta a una disfunzione dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Ovaio, che provoca una riduzione dei livelli circolanti di gonadotropina (ormoni che regolano le attività riproduttive degli organi sessuali) e di conseguenza una ridotta produzione di estrogeni e la cessazione dei flussi mestruali (amenorrea). Si riconoscono diversi tipi di amenorrea nelle adolescenti, sempre accompagnate da eccessiva magrezza (sottopeso) e non adeguato apporto alimentare (restrizione alimentare): l’amenorrea “psicogena”, l’amenorrea da eccesso di attività fisica non compensato da adeguato apporto energetico (ad esempio nel caso delle ginnaste); l’amenorrea da anoressia, che è una situazione di estrema carenza nutrizionale e tensione nervosa, di cui le precedenti forme possono essere un fattore favorente.
Tutte queste forme hanno un comune denominatore: la riduzione del peso e un bilancio energetico negativo. In questo quadro, l’assenza di ovulazione è considerata dall’organismo una sorta di meccanismo protettivo naturale che sopprime temporaneamente la funzione riproduttiva.
Anoressia nervosa e amenorrea: l’epidemia nascosta
Secondo uno studio su più di 639.000 adolescenti di età compresa fra gli 11 e i 15 anni in 26 paesi europei, condotto dal 2000 al 2018, è stato dimostrato un incremento di disturbi del comportamento alimentare in questa fascia di età. Al 2018, circa il 20% delle adolescenti aveva un disturbo del comportamento alimentare, ma dopo il 2018, studi più ampi condotti a livello globale mostrano una prevalenza dei disturbi del comportamento alimentare aumentata del 10% rispetto ai dati precedenti, passando dal 20 al 30% delle femmine. I dati italiani confermano questo trend di aumento esponenziale: tra il 2019 e il 2023, i casi di disturbi alimentari sono infatti praticamente triplicati negli adolescenti al di sotto dei 14 anni.
Diverse sono le cause, tra cui le conseguenze della pandemia COVID sui disturbi alimentari nei giovanissimi, con un significativo aumento del numero e della gravità dei casi di anoressia nervosa, un più ampio e frequente accesso ai social media e ad alcuni gruppi che esaltano l’assidua ricerca della riduzione del peso come l’unica modalità di conseguimento della perfezione e dell’eccellenza, sia corporea che spirituale. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 in Italia, l’anoressia nervosa è stata la seconda causa di morte negli adolescenti dopo gli incidenti stradali, a causa di complicanze mediche acute e croniche dell’anoressia nervosa (infezioni, defezioni di proteine e alterazioni elettrolitiche).
Amenorrea ipotalamica funzionale: conseguenze sul metabolismo osseo e sistema cardiovascolare
Le conseguenze principali dell’amenorrea ipotalamica funzionale sono a carico delle ossa, a causa delle alterazioni che subisce un importante asse ormonale (asse GH – IGF1), ovvero l’ormone della crescita (GH), e il fattore di crescita insulino-simile (IGF1) responsabile della densità minerale e della cartilagine di accrescimento. L’amenorrea ipotalamica funzionale, infatti, agisce negativamente sull’osso e sulla sua crescita, determinando una statura più bassa di circa 2-3 centimetri rispetto al target parentale, ma soprattutto sulle caratteristiche di resistenza, di carico e di elasticità delle ossa. Ne deriva una perdita di tessuto osseo che non solo può causare osteopenia permanente, come nella premenopausa, ma anche osteoporosi con aumento del rischio di fratture, già in anni giovanili. In pratica, se in età adolescenziale l’ormone IGF 1 non ha la possibilità di esplicare la sua funzione sull’osso, ovvero se manca lo stimolo all’aumento della mineralizzazione ossea nel momento giusto e il picco di massa ossea non viene raggiunto, le conseguenze non sono reversibili e si avranno per tutta la vita.
A livello del sistema cardiovascolare, l’amenorrea ipotalamica funzionale può avere conseguenze a livello del ritmo e della conduzione cardiaca, del sistema endoteliale e anche alterazioni strutturali, spesso coesistenti nella stragrande maggioranza delle ragazze (circa 87% delle ragazze con amenorrea ipotalamica funzionale). Le aritmie sono l’alterazione più temibile per il rischio aumentato di morte improvvisa. I segni e sintomi caratteristici delle alterazioni a livello del sistema cardiovascolare sono ipotensione e bradicardia, dovuti ad attivazione del tono vagale, e disfunzione endoteliale presente in almeno 1/3 delle ragazze in amenorrea ipotalamica e ancor più quando vi sia anoressia.
Amenorrea ipotalamica funzionale: cosa fare?
In questi casi l’approccio più efficiente deve avere come obiettivo il rapido recupero del peso, sia per prevenire i problemi dell’osso e quelli cardiovascolari, sia intervenendo a livello psicologico per affrontare il problema dello stress e l’accettazione del recupero del peso. Infatti, il condizionamento all’eccessiva magrezza delle ragazze con anoressia nervosa è un ostacolo importante al recupero del peso e delle funzioni dell’organismo. Questo accade perché, sebbene le adolescenti comprendano bene la situazione da affrontare, tuttavia faticano a liberarsi del condizionamento psicologico che le porta a comportamenti di restrizione alimentare.
L’approccio terapeutico deve essere sollecito perché, a questa età, un ritardo diagnostico di pochi mesi può lasciare segni per tutta la vita della ragazza, soprattutto sul metabolismo osseo e sul cuore. Fondamentale è quindi eseguire la densitometria a livello delle vertebre lombari, che permette di ottenere le informazioni per eventuali terapie di supporto, ad esempio, con integrazione di vitamina D. In particolare, però, la densitometria dovrebbe essere effettuata anche nelle ragazze che assumono contraccettivi orali per la ripresa delle mestruazioni, perché gli estrogeni sintetici agiscono a livello del fegato bloccando la produzione di quantità adeguate di IGF1.
Per evitare l’aggravamento di una condizione già critica a livello delle ossa, le evidenze scientifiche indicano che l’estradiolo transdermico (in cerotto o in gel) non interferisce con la sintesi del IGF1, e contrasta la perdita del tessuto osseo in tutte le cause di amenorrea ipotalamica funzionale. Questo tipo di trattamento, come dimostrano alcuni studi, migliora l’atteggiamento della ragazza nei confronti della necessaria ripresa in peso, l’indice di soddisfazione corporea e riduce l’ansia psicologica. Tuttavia, non essendo un trattamento contraccettivo, se la ragazza lo richiedesse sarà necessario indirizzarla verso un anticoncezionale tradizionale.