I rischi delle amenorree ipotalamiche nelle adolescenti


L’amenorrea (interruzione del ciclo mestruale) c.d. ipotalamica rappresenta più del 50% delle amenorree delle adolescenti, interessando almeno 1 ragazza su 10.

Si tratta di un problema determinato da carenza nutrizionale assoluta o relativa, potenziale causa di danni soprattutto a livello osseo.

Fondamentale è la diagnosi corretta e in tempi brevi, e un approccio multidisciplinare. “I rischi delle amenorree ipotalamiche nelle adolescenti” è il tema che è stato trattato durante l’ultimo incontro organizzato dal Comitato Scientifico della Clinica Fornaca con la Prof.ssa Chiara Benedetto, Direttore Ginecologia ed Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna di Torino che ha parlato di “Amenorrea ipotalamica funzionale, cause e dimensione del problema”, con la Dott.ssa Valentina Rovei, specialista in Ginecologia e Ostetricia Ospedale Sant’Anna di Torino intervenuta su “Amenorrea ipotalamica funzionale e conseguenze sul metabolismo osseo e sistema cardiovascolare” e con il Prof. Carlo Campagnoli, specialista in  Endocrinologia ginecologica della Clinica Fornaca, che ha trattato dell’ “Importanza della sollecita diagnostica e di un’appropriata e impostazione terapeutica” .

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Amenorrea Ipotalamica funzionale: cause e dimensione del problema

L’amenorrea ipotalamica funzionale è un disordine endocrino reversibile, responsabile e di circa il 50% delle amenorree secondarie delle adolescenti. L’amenorrea ipotalamica è dovuta a una disfunzione dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Ovaio, che provoca una riduzione dei livelli circolanti di gonadotropine (ormoni che regolano la funzione ovarica) e di conseguenza una ridotta produzione di estrogeni e la cessazione dei flussi mestruali (amenorrea). Si riconoscono diversi tipi di amenorrea ipotalamica, sempre accompagnate da eccessiva magrezza (sottopeso) e/o carenza nutrizionale (restrizione alimentare): lacosiddetta “psicogena”; l’amenorrea da eccesso di attività fisica non compensato da adeguato apporto energetico (ad esempio nel caso delle ginnaste); l’amenorrea da anoressia, situazione di estrema carenza nutrizionale e tensione nervosa, di cui le precedenti forme sono un fattore favorente.

Tutte queste forme hanno un comune denominatore: lo stress e la riduzione del peso e/o un bilancio energetico negativo. In questo quadro, l’assenza di ovulazione è considerata dall’organismo una sorta di meccanismo protettivo naturale che sopprime temporaneamente la funzione riproduttiva.

Carenza nutrizionale e amenorrea: l’epidemia nascosta

Secondo uno studio su più di 639.000 adolescenti di età compresa fra gli 11 e i 15 anni in 26 paesi europei, condotto dal 2000 al 2018, è stato dimostrato un incremento, sino al 25% delle ragazze, di carenza nutrizionale, assoluta o relativa, volta al controllo del peso corporeo. Al 2018, circa il 2% delle adolescenti aveva un netto disturbo del comportamento alimentare in carenza (anoressia nervosa), ma dopo il 2018, studi ampi condotti a livello globale mostrano una prevalenza dei disturbi di questo tipo aumentata del 30% rispetto ai dati precedenti. I dati italiani confermano questo trend di aumento esponenziale: tra il 2019 e il 2023, i casi di disturbi alimentari sono infatti drasticamente aumentati negli adolescenti, anche al di sotto dei 14 anni.

Diverse sono le cause, tra cui le conseguenze della pandemia COVID sui disturbi alimentari nei giovanissimi, con un significativo aumento del numero e della gravità dei casi di anoressia nervosa, un più ampio e frequente accesso ai social media e ad alcuni gruppi che esaltano l’assidua ricerca della riduzione del peso come modalità di conseguimento della perfezione e dell’eccellenza. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 in Italia, l’anoressia è stata la seconda causa di morte negli adolescenti, dopo gli incidenti stradali, a causa di complicanze mediche dell’estrema carenza nutrizionale.

Amenorrea ipotalamica funzionale: conseguenze sul metabolismo osseo e sistema cardiovascolare

Le conseguenze principali della carenza nutrizionale e dell’amenorrea ipotalamica nelle adolescenti sono a carico delle ossa, a causa delle alterazioni che subisce un importante asse ormonale (asse GH – IGF1), ovvero l’ormone della crescita (GH), e il fattore di crescita insulino-simile (IGF1) responsabile della densità minerale e della buona strutturazione delle ossa. La carenza nutrizionale, infatti, agisce negativamente sull’osso e sulla sua crescita, a volte determinando una statura più bassa di circa 2-3 centimetri rispetto al target parentale, ma soprattutto influenzando negativamente le caratteristiche di resistenza, di carico e di elasticità delle ossa. Ne deriva una perdita di tessuto osseo che non solo può causare osteopenia permanente, premessa per problemi all’epoca della menopausa, ma anche osteoporosi con aumento del rischio di fratture già in anni giovanili. In pratica, se in età adolescenziale l’ormone IGF 1 non ha la possibilità di esplicare la sua funzione sull’osso, ovvero se manca lo stimolo all’aumento della mineralizzazione ossea nel momento giusto e il picco di massa ossea non viene raggiunto, le conseguenze non sono reversibili e si avranno per tutta la vita.

A livello del sistema cardiovascolare, l’amenorrea ipotalamica può avere conseguenze a livello del ritmo , della conduzione cardiaca e della funzione endoteliale, spesso coesistenti. Le aritmie sono l’alterazione più temibile per il rischio aumentato di morte improvvisa. I segni e sintomi caratteristici delle alterazioni a livello del sistema cardiovascolare sono ipotensione e bradicardia, dovuti ad attivazione del tono vagale, e disfunzione endoteliale presente in almeno 1/3 delle ragazze in amenorrea ipotalamica e ancor più quando vi sia anoressia.

Amenorrea ipotalamica funzionale: cosa fare?

In questi casi l’approccio terapeutico più efficiente consiste nel sollecito recupero del peso e/o di adeguata nutrizione. Importante è intervenire a livello psicologico per affrontare il problema dello stress e l’accettazione del recupero del peso. Infatti, il condizionamento all’eccessiva magrezza delle ragazze è un ostacolo importante al recupero del peso e di una adeguata nutrizione a protezione dell’dell’organismo. Questo accade perché, sebbene le adolescenti comprendano bene la situazione da affrontare, tuttavia faticano a liberarsi del condizionamento psicologico che le porta a comportamenti di restrizione alimentare. Molto importante, e di aiuto, è l’evidenziazione da parte del medico dei referti degli esami che indicano il patimento dell’organismo.

L’approccio terapeutico deve essere sollecito perché, a questa età, un ritardo diagnostico di pochi mesi può lasciare segni per tutta la vita della ragazza, soprattutto sulla strutturazione ossea. Fondamentale è quindi eseguire la densitometria a livello delle vertebre lombari, che permette di ottenere le informazioni per eventuali terapie di supporto, ad esempio integrazione di vitamina D. La densitometria dovrebbe essere effettuata anche nelle ragazze che impiegano contraccettivi ormonali a base di estrogeni sintetici per la ripresa delle mestruazioni, perché questi prodotti agiscono a livello del fegato bloccando la produzione di quantità adeguate di IGF1.

Per evitare l’aggravamento di una condizione già critica a livello delle ossa, le evidenze scientifiche indicano che l’estradiolo transdermico (in cerotto o in gel) non interferisce con la sintesi dell’ IGF1 e contrasta la perdita del tessuto osseo in tutte le situazioni di amenorrea ipotalamica. Tra l’altro questo tipo di trattamento, come dimostrano studi randomizzati, migliora l’atteggiamento della ragazza nei confronti della necessaria ripresa in peso, riducendo l’indice di spinta alla magrezza, quello di insoddisfazione corporea e l’ansia. Non è un trattamento contraccettivo, così che se la ragazza lo richiedesse è necessario indirizzarla verso un anticoncezionale a base di estrogeni fisiologici.