Approfondiamo l’argomento con il dottor Valter Troni, neurologo della Clinica Fornaca.
Quale può essere una definizione moderna del sonno?
La definizione di sonno rimane quella di sempre, una temporanea, circadiana abolizione della vigilanza che sappiamo essere indispensabile alla sopravvivenza. Il sonno è il più grande mistero della biologia dell’essere vivente: svolge un ruolo insostituibile di ristoro, di recupero funzionale del sistema nervoso, ma i meccanismi intimi di tale funzione tuttora ci sfuggono. Un parziale spiraglio si sta aprendo grazie alla ricerca nel campo della patologia degenerativa dementigena e, in particolare, sul ruolo svolto dalla beta-amiloide, quella proteina anomala che, intasando gli spazi fra i neuroni, progressivamente conduce alla degenerazione dei neuroni stessi e dei loro rapporti funzionali. Dati recenti, in attesa di conferma definitiva, sembrano suggerire che il sonno e la fase specifica del sonno “lento”, eserciti una azione di “pulizia” nei confronti di tale proteina anomala. In altri termini è possibile che il sonno svolga, tra l’altro, la funzione di “spazzino” delle scorie metaboliche che si accumulano nel corso dell’intensa attività neuronale della veglia e giustificano quindi anche l’importanza che molti attribuiscono al sonno nel mantenimento e consolidamento delle tracce di memoria acquisite in fase di veglia.
Il sonno è una funzione strutturata in diverse fasi?
È grazie alla registrazione continua dell’attività elettrica cerebrale, il noto elettro-encefalogramma, che è stato possibile dimostrare che il sonno consiste in una sequenza ciclica e ripetitiva di fasi funzionali diverse, tra cui, oltre al sonno “lento”, risulta essere molto importante quella che corrisponde all’attività onirica, la fase REM (Rapid Eyes Movement). L’acronimo sta a significare che in tale fase gli unici movimenti concessi al soggetto che sogna sono i movimenti oculari, al fine di scrutare la scena onirica, mentre la restante motilità volontaria è inibita, verosimilmente a scopo protettivo per il soggetto che sogna.
Quali sono le più importanti patologie del sonno?
La patologia più frequente e rilevante del sonno è costituita dalla sindrome delle apnee ostruttive del sonno che colpisce soprattutto soggetti di sesso maschile, di età medio-avanzata, per lo più obesi e affetti da roncopatia (russamento). Di solito infatti è il russamento la spia della disfunzione meccanica delle prime vie aeree superiori, con conseguenze quali l’ipersonnia (eccessivo bisogno di dormire) diurna, l’astenia (debolezza) generalizzata, un parziale ma spesso progressivo deficit dell’attenzione e della memoria. Inoltre le apnee ostruttive rappresentano un importante fattore di rischio per ipertensione ed ictus.
Il sonno di questi soggetti è viziato da “pause” ricorrenti dell’attività respiratoria, talora di lunga durata, anche superiore al minuto, con una frequenza che, per convenzione, deve superare almeno i 5 episodi apnoici all’ora nel paziente con sintomi congrui. Questo criterio quantitativo è molto importante, soprattutto per evitare inutili allarmismi: la comparsa di apnee saltuarie e di breve durata in un soggetto asintomatico è un fenomeno frequente e del tutto fisiologico. Queste apnee si definiscono “ostruttive”, da cui l’acronimo di OSAS, perché il meccanismo risiede quasi sempre in un aumento della resistenza incontrata dal flusso aereo in fase inspiratoria a livello delle prime vie aeree superiori. Tale ostacolo è spesso indotto da alcune condizioni anatomiche favorenti, come un congenito ristretto spazio faringeo, a cui si può associare una lassità dei tessuti molli limitrofi ed un ridotto tono muscolare locale.
Quale la diagnosi e la terapia delle apnee ostruttive?
La diagnosi e la terapia delle apnee ostruttive si avvale dell’apporto dello specialista pneumologo. È fondamentale la polisonnografia cardio-respiratoria che può confermare le apnee, misurarne la durata e frequenza e, soprattutto, quantificarne la ricaduta funzionale più grave e pericolosa: l’ipossia, cioè la ridotta ossigenazione del sangue arterioso. La terapia, oltre al tentativo di correzione dei fattori favorenti come l’obesità, si avvale, nei casi medio-gravi, dell’applicazione durante il sonno di una mascherina che crea una pressione positiva a favore del flusso aereo durante l’inspirazione, andando a ridurre numero e durata delle apnee con significativo miglioramento dell’ipossia.
Cosa sono i disturbi comportamentali in corso di sonno REM?
Durante il sogno (fase REM), il soggetto, ad eccezione della motilità oculare, è fisiologicamente “paralizzato”. Tale limitazione è protettiva nei confronti del “sognatore”: quando il meccanismo protettivo viene meno, a causa dell’inefficienza dei circuiti nervosi che normalmente provvedono durante il sogno ad inibire i neuroni motori del midollo spinale, bloccando il movimento volontario, il soggetto diventa un attore incontrollato del suo sogno. Nei casi più gravi, il paziente può, cadendo dal letto, riportare traumi cranici anche severi. Tali forme, che appartengono al gruppo delle cosiddette parasonnie, quasi sempre colpiscono soggetti di sesso maschile e di età media-avanzata.
Tra le parasonnie vale la pena ricordare un altro tipo di disturbo che, per quanto più raro e, soprattutto, benigno, sembra rappresentare una condizione opposta alla precedente: si tratta delle “paralisi del risveglio”. In questo caso il soggetto al risveglio, in piena lucidità di coscienza, avverte, anche se per un breve periodo, l’angosciante sensazione di essere “paralizzato”, ovviamente con piena integrità dei movimenti respiratori e della motilità oculare. È evidente che questa condizione, all’opposto della precedente, appare esprimere la temporanea persistenza, nonostante il pieno recupero della vigilanza, di atonia muscolare (mancanza di tono muscolare).
L’insonnia: la più frequente patologia del sonno
L’insonnia rappresenta una delle cause più frequenti di consultazione neurologica, insieme alla cefalea. A parte rari casi di insonnia su base genetica/familiare (insonnia primaria) o come conseguenza di patologie neurologiche o internistiche, tale disagio appare, nella grande maggioranza dei casi, conseguenza di disturbi della sfera affettiva-relazionale o di altri fattori “stressor”, soprattutto in ambito lavorativo o relazionale o quale conseguenza di condotte comportamentali che infrangono i dettami dell’igiene del sonno. In questi casi è necessario una visita dallo specialista per individuare il percorso terapeutico più efficace ed evitare l’uso scorretto di farmaci ipno-inducenti (i cosiddetti sonniferi).
A chi rivolgersi in caso di disturbi?
I disturbi comportamentali del sonno non vanno mai sottovalutati. È bene rivolgersi al neurologo per la valutazione perché, in alcuni casi, i disturbi comportamentali del sonno REM possono essere segni premonitori del Parkinson, già in persone di 40 anni che non presentano segni iniziali di parkinsonismo. In questi casi, è importante diagnosticare precocemente la presenza di malattia, prima che compaiano i segni clinici del Parkinson, e intervenire con una terapia. L’esame è la scintigrafia cerebrale con Datscan, un esame che utilizza una tecnologia avanzata con un radioisotopo che permette di studiare precocemente la funzionalità delle vie di produzione della dopamina, che è carente nel Parkinson.