Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Federico Balzola, medico specialista in Endoscopia digestiva e Gastroenterologia della Clinica Fornaca e del Dipartimento delle Malattie dell’apparato digerente e della nutrizione della Città della salute e della Scienza di Torino.
Intestino e cervello sono davvero collegati? Come si regola questo asse?
Intestino e cervello sono collegati da una fitta rete di connessioni e segnali nervosi, endocrini o immunologici che uniscono i due organi in senso bidirezionale, facendoli interagire di continuo per tutte le funzioni fisiologiche del nostro organismo.
Che l’intestino sia però in grado di influenzare l’attività cerebrale è un concetto nuovo ed estremamente interessante per l’impatto su numerose patologie considerate nel passato esclusivamente di pertinenza cerebrale. Sappiamo infatti che tutto l’intestino lavora in sinergia con il sistema immunitario per mantenere una corretta omeostasi e proteggere il nostro organismo da microorganismi patogeni e agenti estranei.
La mucosa intestinale è inoltre la più grande superficie di interazione tra il nostro corpo e l’ambiente esterno che ci circonda, con una superficie pari ad un campo da tennis. È chiaro quindi come l’intestino rappresenti l’organo d’eccellenza per la comunicazione dinamica tra l’ambiente esterno e il nostro sistema immune a sua volta mediatore per l’attivazione o meno di infiammazione o delle difese anti-infettive.
Il termine più corretto da utilizzare non è però più asse intestino-cervello ma asse microbiobiota intestinale-cervello, approccio che sottolinea maggiormente l’importanza del contenuto batterico intestinale come vero e proprio organo funzionale in grado di mutare in base al variare delle condizioni ambientali e comunicare questi cambiamenti al nostro organismo attraverso il sistema immune.
A quali sintomi può condurre il non corretto rapporto microbiota intestinale-cervello?
I meccanismi che regolano la barriera intestinale sono molto simili a quelli che regolano la barriera emato-encefalica. Quindi qualsiasi alterazione della barriera intestinale con conseguente aumento della permeabilità che porti ad un maggior passaggio di sostanze che altrimenti non dovrebbero attraversare la parete intestinale può indurre reazioni infiammatorie prima locali poi sistemiche che possono esprimersi coinvolgendo molti organi a distanza dall’intestino e quindi anche a livello cerebrale. D’altra parte disturbi come ansia e depressione e molte patologie psichiatriche sono frequentemente associate alla presenza di disturbi gastrointestinali. Recenti studi hanno infatti dimostrato sia su modelli animali che sull’uomo non solo la presenza di neuro-infiammazione cerebrale in molte patologie neuro-comportamentali, ma anche l’efficacia di alcuni probiotici meglio definiti psicobioti o della variazione della dieta alimentare, nel migliorare l’umore, i quadri ansioso-depressivi o addirittura l’aspetto cognitivo in pazienti con autismo. In un certo senso le nuove conoscenze dell’interazione tra ambiente intestinale (microbiota) e cervello (neuro-infiammazione) rendono meno discriminate e più reali alcune patologie cerebrali considerate per troppo tempo solo psicologiche o psichiatriche.
Cos’è la sindrome del colon irritabile?
È un disturbo molto comune legato a eventi particolarmente stressanti a livello fisico e psichico che possono indurre disturbi del funzionamento intestinale agendo sull’asse cervello-intestino, con conseguenti disturbi della motilità caratterizzati da gonfiore addominale, disturbi dell’alvo e della digestione. Sono un grosso problema clinico oltre che economico-sociale per l’importante diffusione e impatto diagnostico sulle strutture sanitarie per numero di esami necessari alla diagnosi di esclusione di patologie organiche con sintomi simili. Le conoscenze attuali impongono però anche un’attenta analisi dell’influenza dell’altro asse ovvero l’asse microbiota-cervello in grado di causare i sintomi intestinali ed extra-intestinali così frequenti in questa categoria di pazienti.
Come possiamo prenderci cura dell’intestino? E dell’asse intestino-cervello?
Fondamentalmente in due modi: il primo con una attenta cura dei nostri primi 1000 giorni di vita che diventano cruciali nel determinare o meno la presenza di una disbiosi che se presente ci rende più predisposti a fenomeni infiammatori cronici nel breve o lungo termine a seconda del corretto allevamento da parte del microbiota del nostro sistema immune. Questo meccanismo di corretto sviluppo di un sistema immune correttamente competente è stato un meccanismo evolutivo cruciale per l’adattabilità e sviluppo dell’uomo rispetto agli altri primati. Dopo aver debellato infatti il flagello delle infezioni negli ultimi ottanta anni, le attuali condizioni socio-sanitarie che ci permettono di aver quasi annullato la mortalità da gravidanza e infantile hanno però un costo che si esprime soprattutto sulle indirette alterazioni causate delle manovre terapeutiche sulla corretta crescita e sviluppo del nostro microbiota nei primi 2 anni di vita. L’alimentazione e l’ambiente in cui viviamo sono poi fattori aggiuntivi in grado di modulare questi difetti/caratteristiche intestinali ma purtroppo non in grado di ripristinare il corretto assetto di base. Al momento attuale solo una vita e alimentazione sana possono essere gli elementi quotidiani per migliorare il nostro stato di salute intestinale e quindi generale. Certamente la ricerca di terapie di trasferimento batterico intestinale rappresenteranno strategie innovative, ma purtroppo non ancora disponibili nella pratica clinica per molte delle patologie infiammatorie o auto-immuni intestinali o sistemiche, metaboliche/degenerative e addirittura per l’allungamento della vita.
Come mai stiamo sentendo sempre più spesso parlare di microbiota? Come influisce sulla nostra vita e cos’è?
Per microbiota intestinale si intende l’insieme dei microorganismi che vivono nel nostro intestino, elemento fondamentale per la salute dell’essere umano. Esso gioca un ruolo chiave non solo nella protezione da microorganismi patogeni e nel metabolismo degli elementi nutrizionali introdotti con la dieta, favorendo la loro digestione e assorbimento, ma soprattutto interagendo con il sistema immune allevandolo fin dall’inizio per adattarlo al meglio all’ambiente circostante che è legato a molti fattori quali dove si nasce, dove si vive e cosa si mangia. Il microbiota è un vero e proprio organo che pesa quasi 1.5 kg, è 10 volte più numeroso di tutte le nostre cellule messe insieme e se mettessimo i batteri in fila per uno farebbero il giro della terra per due volte e mezza. È un organo dinamico e “pensante” in grado di modulare i nostri geni, attività metaboliche, fisiologiche a seconda delle condizioni ambientali e ora sappiamo anche in grado di indurre infiammazione se alterato con effetti sia locali intestinali che sistemici, coinvolgendo tutti gli organi distanti, cervello compreso.