«Mi chiedono spesso come si fa a invecchiare in salute. Questo libro nasce per far conoscere l’origine della malattie e i loro segni più precoci ma soprattutto per far capire che queste malattie possono essere prevenute, rallentate nella loro evoluzione e persino debellate», spiega il professor Giancarlo Isaia, specialista della Clinica Fornaca e presidente dell’Accademia di Medicina di Torino.
Si intitola “Invecchiare senza invecchiare” ed è il volume, pubblicato da Pacini Editore, scritto dal professor Giancarlo Isaia, presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, specialista della Clinica Fornaca e già responsabile di Geriatria e Malattie metaboliche dell’osso della Città della Salute e della Scienza di Torino. «L’idea di questo lavoro è nata dalla mia lunga esperienza clinica – scrive il professor Isaia -. Nel corso degli anni ho potuto verificare che la popolazione generale e, in particolare, gli anziani non hanno ben chiara la concreta possibilità di prevenire numerose malattie tipiche dell’età avanzata o almeno di attenuarne le conseguenze».
Da qui è nata l’idea di un libro che in 213 pagine illustra («In una lingua accessibile a tutti, priva di troppi tecnicismi ma attenta a spiegare con chiarezza il contenuto scientifico del testo», aggiunge il professor Isaia) le più comuni malattie dell’età avanzata e risponde alle domande più frequenti che i pazienti sono soliti rivolgere ai medici. «Mi chiedono molto spesso come si fa a invecchiare in salute. Questo libro nasce per far conoscere l’origine della malattie e i loro segni più precoci ma soprattutto per far capire che queste malattie possono essere prevenute, rallentate nella loro evoluzione e persino debellate». In che modo? «Adottando adeguati stili di vita, eseguendo con tempestività le opportune indagini diagnostiche e assumendo i farmaci in modo appropriato», assicura il professor Isaia.
«Sappiamo bene che ciascuno di noi conta su un patrimonio genetico in gran parte immodificabile – prosegue il professor Isaia -. Tuttavia, studi effettuati su gemelli perfettamente identici e separati alla nascita dimostrano come queste due persone raggiungano i 70 anni di età in modo molto diverso, segno che l’ambiente ha agito a livello epigenetico modificando i caratteri dei due individui». Il destino di salute scritto nei nostri geni può perciò essere affrontato: «Possiamo essere predisposti a un certo tipo di rischio (diabete, infarto, tumore al polmone), ma se ci comportiamo in un certo modo possiamo rallentarlo e allontanarlo». Per il professor Isaia si tratta di un’autentica sfida culturale: «La nostra società ha un numero di anziani sempre crescente – precisa – ed è perciò opportuno chiedersi se non è il caso di attivarci tutti individualmente per contrastare o per arginare le conseguenze di un invecchiamento difficile da gestire anche a livello economico». In che modo? «Se: ad esempio, da domani accendessimo qualche sigaretta di meno, facessimo alcuni piani di scale a piedi in più e proponessimo ai nostri bambini un modello di alimentazione più sano, avremmo fatto qualcosa – risponde il professor Isaia -. Forse modesto a livello individuale, ma importante a livello collettivo per contrastare quel “silver tsunami” che potrebbe compromettere l’esistenza stessa del Servizio sanitario nazionale».
Nella prima parte di “Invecchiare senza invecchiare” vengono descritte le sindromi geriatriche, dopodiché si passa alle più comuni patologie dell’anziano per concludere infine con i comportamenti di prevenzione. «Per la stesura dei testi mi sono avvalso della collaborazione dei medici in formazione della Scuola di Specializzazione di Geriatria dell’Università di Torino – sottolinea il professor Isaia -. Conoscere le principali malattie croniche e degenerative nonché i processi che le favoriscono o ne ostacolano la comparsa e la progressione rappresenta la premessa essenziale per ottenere concreti risultati nell’ambito della prevenzione».
Tutto il ricavato del libro andrà a favore della ricerca scientifica e servirà per la Medicina dell’invecchiamento. «E’ vero che la vecchiaia è una condizione che predispone alla malattia – conclude il professor Giancarlo Isaia – ma non è di per sé una malattia e il paziente anziano può dirsi in buona salute quando mantiene a lungo una condizione di autosufficienza». Ecco perché è possibile invecchiare senza invecchiare.