«Rappresenta la parte del corpo con l’anatomia più complessa ed è perciò più che mai opportuno affidarsi a medici altamente specializzati e a strutture capaci di farsi carico di qualsiasi problema», afferma la dottoressa Maddalena Bertolini, chirurgo della mano della Clinica Fornaca e dirigente medico nel Reparto di Chirurgia della mano e Microchirurgia ricostruttiva del CTO di Torino.
«La mano è una struttura complessa perché contiene molte strutture in poco spazio. Rappresenta la parte del corpo con l’anatomia più complessa: contiene più di venti tendini, nervi, arterie, legamenti, tutti molto piccoli e molto vicini tra di loro, tanto che è praticamente impossibile che una ferita a livello della mano non determini un danno a qualcuna di queste strutture. Inoltre, tutte le strutture della mano sono interconnesse tra loro, i tendini in particolare. Il lavoro più importante della mano è quello delle prese e delle pinze di forza e fini: la gestualità quotidiana richiede la coordinazione tra le dita e, dal momento che noi eseguiamo operazioni raffinatissime con le mani, un dito lesionato provoca un deficit per tutta la mano».
È una “radiografia” della mano precisa e appassionata quella eseguita dalla dottoressa Maddalena Bertolini, chirurgo della mano della Clinica Fornaca e dirigente medico nel Reparto di Chirurgia della mano e Microchirurgia ricostruttiva del CTO di Torino, dove dal 2002 tiene ogni anno lezioni pratiche e teoriche del corso in Microchirurgia ricostruttiva e ogni giorno si occupa di chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva per lesioni complesse e microchirurgiche in urgenza e in elezione. La dottoressa Bertolini è inoltre presidente del Cumi (Coordinamento urgenze microchirurgiche italiane), commissione creata dalla SICM (Società italiana della chirurgia della mano) che accredita i Centri della mano sul territorio nazionale.
Oggi i traumi della mano rappresentano una delle principali cause di assenza dal lavoro, ma sono molto frequenti anche gli incidenti domestici che possono coinvolgere anche i bambini. Ma altrettanto importanti sono le patologie non acute come artrosi e sindrome del tunnel carpale che determinano importanti difficoltà funzionali nello svolgimento delle attività quotidiane. In tutte queste situazioni è più che mai opportuno affidarsi a medici altamente specializzati che lavorano in strutture in grado di farsi carico di qualsiasi problema della mano: «In caso di trauma o patologia è bene che la gente sappia dove recarsi: in un Centro dedicato alla mano – conferma la dottoressa Bertolini -. Chi per primo vede e gestisce una mano traumatizzata è colui che maggiormente determinerà il risultato finale. Un trauma della mano gestito male all’inizio diventa perciò molto difficile da recuperare».
Molti degli infortuni alla mano accadono sul luogo di lavoro, anche per via della forte presenza in Italia dell’attività manufatturiera: «La SICM presta molta attenzione alla prevenzione e all’informazione degli infortuni sul lavoro – puntualizza la dottoressa Bertolini -. Infortuni con amputazioni e subamputazioni delle dita delle mani comportano lunghissimi tempi di recupero e prolungata assenza dal posto di lavoro». Ma anche i traumi domestici, soprattutto quelli avvenuti in età pediatrica, risultano molto difficili da gestire e da riabilitare, senza dimenticare tutte le altre patologie più comuni: «Gli esiti di traumi, le malattie degenerative come l’artrosi delle mani legata all’anzianità, le compressioni dei nervi come il tunnel carpale, tutte le patologie malformative infantili, la tendinite e le tendinopatie come il dito a scatto, solo per citare le più note».
Oggi la microchirurgia permette peraltro interventi di altissima qualità in grado di porre rimedio anche a molti dei traumi più devastanti. «La microchirurgia e gli impianti mirano sempre alla funzionalità – ammonisce la dottoressa Bertolini -. Una mano reimpiantata deve funzionare, non solo sopravvivere dal punto di vista vascolare. Ciò che migliora la qualità del nostro lavoro è la nostra sempre maggiore capacità di ricostruire, anche trasportando dita del piede alla mano o lembi compositi da una parte all’altra del corpo».
Ma non sempre è necessario ricorrere all’intervento del chirurgo: la visita fisiatrica e il ciclo riabilitativo con il fisioterapista possono risolvere determinati problemi e ridurre il dolore. Diversamente, dopo la chirurgia, fisiatra e fisioterapista – sempre in sintonia con il chirurgo – provvedono al completamento del percorso di cura. «In fondo, la mano rappresenta la prolunga del nostro cuore e dei nostri pensieri – conclude la dottoressa Maddalena Bertolini -. È la parte del nostro corpo che vediamo più spesso: è davanti ai nostri occhi, ci introduce nel mondo ed esprime la gestualità affettiva. Siamo talmente in intimità con le nostre mani che il pensiero della loro complessità non ci sfiora neanche, ma è una struttura così complessa che quando “si rompe” va affidato a medici super specialisti».