Si tratta di un esame utile a diagnosticare anche questi due disturbi, capaci di compromettere la quotidianità di chi ne soffre. Indicazioni e modalità di esecuzione della manometria ano-rettale nelle parole del dottor Franco Corno e del dottor Enrico Gibin, specialisti della Clinica Fornaca.
Quello della stitichezza cronica è un disturbo che si caratterizza per una difficoltà ad andare di corpo che si protrae nel tempo, mentre quello dell’incontinenza anale (vale a dire, la perdita involontaria di feci) si registra quando i muscoli degli sfinteri anali perdono la capacità di contrarsi e dunque di rimanere chiusi. Per diagnosticare e trattare questi due disturbi, capaci di compromettere in modo importante la quotidianità di chi ne soffre, presso la Clinica Fornaca è possibile ricorrere alla manometria ano-rettale, accurata metodica di diagnosi che si avvale di una tecnologia avanzata e in grado di ridurre al minimo il discomfort del paziente. Ne parliamo con il dottor Franco Corno e con il dottor Enrico Gibin, ambedue specialisti in Chirurgia generale e Proctologia.
Spiega il dottor Corno: «La manometria ano-rettale è un’indagine diagnostica che serve soprattutto nella diagnosi di patologie funzionali come la stipsi cronica o l’incontinenza anale – afferma lo specialista -. Si tratta di patologie in costante aumento sia nell’uomo sia nella donna e indicanti la percezione di uno stato di malessere che, in passato, veniva sottovalutato o considerato come ineluttabile perché dovuto all’incedere degli anni e che oggi, a prescindere dall’età degli interessati, viene spesso affrontato». Prosegue il dottor Corno: «I disturbi più frequenti riguardano proprio i difetti di continenza dei liquidi o dei solidi e i problemi dovuti alla difficoltosa espulsione delle feci o delle urine. Per tutti loro c’è un iter diagnostico in cui la manometria ano-rettale rappresenta uno degli elementi a disposizione per eseguire la diagnosi corretta: essenzialmente la manometria ano-rettale è dedicata allo studio dell’apparato sfinterico e quindi al funzionamento della muscolatura che permette sia la continenza sia l’espulsione dei solidi. È un esame che, tra le altre cose, valuta in modo efficace patologie che possono diventare oggetto di trattamento chirurgico».
Ma come avviene l’esame di manometria ano-rettale? «Attraverso una sonda che, grazie a 256 trasduttori di pressione, fornisce stima accurata delle pressioni del canale anale ricostruendo la dinamica dell’evacuazione in alta definizione e ad alta risoluzione, sia a riposo sia durante la contrazione dell’apparato sfinterico – è la risposta del dottor Gibin -. In caso di incontinenza, il manometro offre un valore numerico del deficit, mentre in caso di dissinergia (quando l’apparato sfinterico invece di rilassarsi si contrae) ne mostra la disposizione spaziale permettendo di capire quali sono le porzioni di sfintere che “lavorano” in maniera anomala».
«L’esame valuta il tono muscolare a riposo e durante la contrazione – continua il dottor Gibin –. Questo manometro consente inoltre di capire se ci sono asimmetrie nella contrazione nonché di valutare la zona di massima pressione anche quando, per via dei movimenti involontari del paziente, la sonda cambia posizione. Possiamo quindi valutare se ci sono contrazioni anomale o, soprattutto, delle dissinergie». L’esame consente inoltre lo studio del riflesso inibitorio retto-anale: «Permette di vedere se c’è integrità nelle fibre nervose che vanno a inibire lo sfintere interno i seguito a una distensione del retto», precisa il dottor Gibin. Infine, la manometria ano-rettale può valutare le soglie di sensibilità: «Si aumenta la pressione all’interno di un palloncino posizionato nel retto e si registrano le sensibilità del paziente con valori che possono essere normali o patologici».
La manometria ano-rettale è un esame che dura circa 15 minuti, non è doloroso e alla Clinica Fornaca utilizza un manometro di ultima generazione non perfuso ad acqua come i precedenti, modalità che diminuisce in modo notevole il discomfort del paziente.