La protesi di anca oggi


Si manifesta con un dolore che si avverte nella zona anteriore dell’inguine e che si irradia spesso fino al ginocchio. Impedisce di alzarsi dalla sedia o allacciarsi le scarpe, dà fastidio la notte e quando si sale in bicicletta o in macchina: sono i sintomi più classici di chi soffre di artrosi all’anca. Ne ha […]

Si manifesta con un dolore che si avverte nella zona anteriore dell’inguine e che si irradia spesso fino al ginocchio. Impedisce di alzarsi dalla sedia o allacciarsi le scarpe, dà fastidio la notte e quando si sale in bicicletta o in macchina: sono i sintomi più classici di chi soffre di artrosi all’anca.

Ne ha parlato il 21 novembre, in occasione del “Martedì Salute”, il dottor Alessandro Aprato, Ortopedico della Clinica Fornaca che opera anche presso la Prima Clinica Ortopedica del CTO e presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.

Per ridurre il procedere dell’artrosi all’anca possono aiutare lo stile di vita (prestando attenzione in particolare al peso) e alcuni farmaci come gli anti-infiammatori o le infiltrazioni, che tolgono sì il sintomo, ma non curano l’artrosi. Dunque, quando il dolore all’anca peggiora nel tempo fino a portare ad una limitazione importante di attività quotidiane anche semplici, come può essere una breve camminata o piegarsi per indossare le calze e allacciarsi le scarpe, la scelta preferibile è quella chirurgica.

Intervento di protesi di anca

Di modelli di protesi ne esistono più di 500, la scelta da parte del Chirurgo verte su quella che meglio risponde all’anatomia del singolo paziente. Quelle più utilizzate attualmente sono fatte in titanio, ceramica, polietilene e sono molto resistenti tanto da garantire una durata di 20-25 anni, a differenza di quelle interamente in ceramica che sono utilizzate maggiormente in pazienti più giovani, che sono altrettanto durevoli, ma a causa delle vibrazioni hanno un rischio maggiore di rottura.  

Esistono miniprotesi meno invasive?

Questa una delle domande che più spesso viene fatta all’ortopedico. Esistono protesi a conservazione di parte del femore che sono sul mercato da una decina di anni e sono più corte. Se però quelle standard hanno un coinvolgimento dello stelo femorale maggiore e hanno una sopravvivenza altissima, queste danno una certezza di durabilità inferiore. Un‘altra variabile importante da tener conto è quella dell’età: con una protesi più lunga viene garantita una maggior stabilità, dunque è una scelta preferibile per pazienti più avanti con l’età e con conseguente qualità ossea minore.

Esistono poi le protesi di resurfacing, dette di superficie, che non intaccano il collo del femore e il canale femorale: una soluzione che in apparenza appare vantaggiosa, ma che non registra risultati di effettivo miglioramento del movimento avendo un tasso di fallimento alto, a causa del materiale con cui sono prodotte (metallo), per le frequenti fratture del collo del femore e per i danni che possono causare al muscolo circostante.

Approcci chirurgici

Esistono diversi approcci chirurgici: quello anteriore che porta ad avere una cicatrice più piccola e un recupero più rapido nelle prime 4-5 settimane post intervento, quello posterolaterale (utilizzato nel 73% dei casi perché ha meno complicanze) e quello laterale, il meno utilizzato che ha anche come rischio quello della lesione muscolare durante l’intervento.

Molto richiesta dai pazienti la chirurgia robotica. Il robot in Ortopedia esiste da molto tempo, ma a differenza dell’intervento sul ginocchio con robot, per l’anca l’suo del robot non ha dimostrato di migliorarne i risultati.

Riabilitazione

Già il giorno successivo all’operazione è consigliato iniziare a muoversi per mettere in moto i muscoli, naturalmente andando per gradi e sotto controllo medico. Inizialmente il paziente camminerà o si piegherà con il supporto del girello e poi con quello delle stampelle per due mesi circa.

L’intervento di protesi di anca è rischioso?

Il 98% dei pazienti è soddisfatto dell’intervento di protesi di anca. Infatti i rischi (infezioni, lesioni nervose, flebiti, differenze nella lunghezza degli arti, cicatrici dolorose, ematomi e lussazioni) sono meno del 2%. È uno degli interventi con la miglior riuscita. Secondo la rivista scientifica The Lancet la protesi di anca è “l’operazione del secolo”, quella che ha cambiato la qualità di vita di chi soffre di artrosi, soprattutto se si tratta di un paziente anziano per il quale significa anche un allungamento delle aspettative di vita.

Che durata ha la protesi di anca?

Dipende da tanti fattori: i risultati sono ottimi, le statistiche indicano un tasso di sopravvivenza molto alto (20-25 anni in media). Fattori importanti sono sicuramente lo stile di vita, il peso e quali attività svolgo nella vita quotidiana. Ad esempio si sconsiglia di praticare sport di contatto e preferire invece la bicicletta, il nuoto e la camminata. Altro aspetto fondamentale l’attenersi alle indicazioni per quanto riguarda le visite di controllo che per la protesi di anca si fanno ogni due anni con radiografia e visita dallo specialista e che servono a intercettare per tempo eventuali problematiche.