Lorenzo Capussotti, un maestro di chirurgia al servizio di tutti


Con Lorenzo Capussotti, tre anni fa, scompariva uno dei pionieri della Chirurgia dei tumori del fegato. «Le straordinarie doti tecniche, l’attenzione assoluta verso il paziente e la grande capacità di insegnare facendo squadra», nelle parole di medici e infermieri che hanno lavorato al suo fianco. «Un chirurgo straordinario, un medico con un’attenzione speciale verso il paziente […]

Con Lorenzo Capussotti, tre anni fa, scompariva uno dei pionieri della Chirurgia dei tumori del fegato. «Le straordinarie doti tecniche, l’attenzione assoluta verso il paziente e la grande capacità di insegnare facendo squadra», nelle parole di medici e infermieri che hanno lavorato al suo fianco.

«Un chirurgo straordinario, un medico con un’attenzione speciale verso il paziente e un maestro capace di costruire una scuola di chirurgia composta da professionisti in grado di recepirne l’insegnamento per mettere sempre al servizio degli altri le proprie singole competenze».

Tre anni fa, in maniera improvvisa e inaspettata, moriva a Milano il professor Lorenzo Capussotti, colpito da un infarto all’età di 67 anni. Fino al febbraio del 2014 era stato direttore della Chirurgia oncologica dell’ospedale Mauriziano di Torino, dove fin dai primi anni Novanta si era dedicato al perfezionamento delle tecniche chirurgiche mininvasive. Autentico pioniere della chirurgia dei tumori del fegato che eseguiva anche alla Clinica Fornaca, il professor Capussotti era docente delle Scuole di specializzazione di Chirurgia generale dell’Università degli Studi di Torino e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nonché membro onorario della Association Française de Chirurgie e “visiting professor” all’Università argentina di Buenos Aires. Negli ultimi mesi di vita, il professor Capussotti aveva assunto il ruolo di direttore del programma di Chirurgia epato-bilio-pancreatica dello IEO (Istituto europeo di oncologia) di Milano. La Scuola nazionale di Chirurgia epatica dell’ACOI (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) porta oggi il suo nome.

Accanto al professor Capussotti, prima come infermiera e poi come coordinatore infermieristico, ha lavorato per oltre vent’anni la dottoressa Monica Rolfo, oggi responsabile dei Servizi assistenziali sanitari di Clinica Fornaca e Humanitas Cellini: «Era una figura molto carismatica che, accanto alle riconosciute doti di autorevolezza e determinazione, poneva sempre molta attenzione verso l’aspetto umano della cura e nutriva grande fiducia nei confronti dei suoi chirurghi, alcuni dei quali sono oggi diventati primari in diversi ospedali», osserva. «Credeva molto anche nella figura infermieristica ed era riuscito a valorizzarla in anni bui per la nostra professione – aggiunge -: concedere autonomia gestionale e responsabilità al coordinatore infermieristico è stato un esempio di quel suo modo di accogliere la trasformazione e il cambiamento per trasformarli in valori utili a evidenziare le competenze specifiche ed esaltare il lavoro di tutta l’équipe».

Tra gli allievi del professor Capussotti figurano anche il dottor Alessandro Ferrero e il dottor Marco Amisano. Entrambi sono stati al suo fianco per molti anni: proprio il dottor Ferrero è oggi il direttore della Chirurgia generale e oncologica del Mauriziano. Aveva cominciato a lavorare con il professor Capussotti nel 1998 («Mi ero appena specializzato e quelli sono stati gli anni più importanti della mia carriera», riconosce) fino a che nel 2014 ne aveva ereditato il prestigioso incarico. «E’ stato il mio maestro – continua il dottor Ferrero -. Tra i tanti pregi che gli vanno riconosciuti c’è quello di aver creato una scuola di chirurgia: il professor Capussotti aveva capito che la chirurgia moderna non è di un solo medico ma è un lavoro di équipe e perciò aveva lasciato a tutti noi, “suoi” chirurghi, lo spazio per esprimerci in modo libero e personale. I fatti dimostrano che ha creato una squadra di alto livello».

Da marzo 2014 il dottor Amisano è direttore della Chirurgia oncologica dell’ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato: «Per me il professor Capussotti è stato un maestro e un riferimento costante – spiega -. Anche quando le nostre strade professionali si sono separate ho continuato a sentirlo per chiedergli consigli sulla gestione di alcune situazioni cliniche legate al mio nuovo ruolo. Condividere il sapere era una delle sue grandi doti, riconosciuta anche all’estero e testimoniata anche dal fatto che nel nostro ospedale la chirurgia non si fermava mai, neanche quando lui era in ferie».

Carismatico e nemico delle formalità («Quando eravamo fuori Torino per congressi – racconta divertito il dottor Ferrero – non c’era verso di farlo cenare con gli organizzatori. Chiedeva informazioni sul miglior ristorante della città e ci portava a mangiare lì»), il professor Capussotti offriva un altro sei suoi lati migliori in sala operatoria: «Aveva capacità superiori alla media nonché un gesto chirurgico elegante, elevato e sempre efficace», afferma il dottor Ferrero. «Solo adesso che le gestiamo sotto la nostra diretta responsabilità ci rendiamo conto di quanto fossero difficile determinate situazioni – aggiunge il dottor Amisano -. Lui affrontava con naturalezza interventi tutt’altro che semplici e rappresentava un paracadute per noi tutti. Quando arrivavano in sala lui e la sua aurea di serenità diventavamo tutti più tranquilli, anche gli anestesisti».

E al centro di tutto c’era sempre una sola persona: il paziente. «Nulla veniva lasciato al caso, da parte sua c’era attenzione estrema nella cura e nella gestione complessiva: prima, durante e dopo l’intervento. Era fedelissimo a questa regola e non concedeva deroghe», sottolinea il dottor Amisano. «Se c’erano problemi lui era disponibile per 24 ore al giorno in qualsiasi giorno dell’anno, una dote davvero rara per un profilo come il suo che aveva intuito prima di tutti le potenzialità della chirurgia epatica fino a diventarne l’ambasciatore italiano nel mondo», conclude il dottor Ferrero.