Ne parliamo con la dottoressa Mariacristina Ghigo, nutrizionista della Clinica Fornaca.
Cosa significa essere un bambino obeso?
In Italia, 1 bambino su 10 è obeso già a partire dalla prima infanzia. I dati presentati dalla Società Italiana di Pediatria non parlano di sovrappeso ma di obesità, ovvero una vera e propria malattia che ha conseguenze sulla salute dei bambini. Malattie metaboliche come il diabete, pressione alta, steatosi epatica o fegato grasso, colesterolo e trigliceridi alti, sono solo alcune delle conseguenze che l’obesità infantile ha sui bambini, oltre al fatto che l’eccesso di grasso implica difficoltà psicologiche e di relazione sociale. Di frequente si tratta di bambini che, dopo aver avuto uno svezzamento attento alle necessità nutrizionali del periodo, sono diventati obesi a causa di retaggi culturali e cattive abitudini alimentari che li inducono a mangiare eccessivamente e troppo spesso cibi grassi, junk food e merendine e altri cibi confezionati. Se da una parte è vero che i bambini, crescendo, hanno un fabbisogno nutrizionale in aumento, dall’altra i nutrienti sono spesso sbilanciati a favore di grassi di pessima qualità e di zuccheri, dunque troppi ricchi di calorie e spesso carenti in micronutrienti e in qualità del cibo. Questo a fronte anche di un’attività fisica spesso insufficiente a consumare gran parte dell’energia introdotta. Tuttavia, mettere a dieta un bambino, ovvero costringerlo a un’alimentazione a forte restrizione calorica, non è la soluzione ideale.
Come si aiuta un bambino a perdere peso?
Affinché un bimbo in sovrappeso o francamente obeso riesca a perdere peso e crescere in modo sano è necessario coinvolgere la famiglia, inclusi fratelli e sorelle: ciò consentirà di cambiare lo stile di vita e aiutare in modo significativo il bambino nel perdere il grasso in eccesso. I bimbi infatti, apprendono in famiglia a mangiare sano o non sano, acquisendo quelle abitudini che faranno parte del loro stile alimentare spesso per tutta la vita. Pertanto, è bene iniziare a fare attenzione a cosa si mette in tavola, e nella cartella, dei figli. La frutta fresca, ad esempio una mela, una pera, una banana, possono sostituire merendine e snack, così come yogurt, pane e marmellata, una fetta di torta fatta in casa possono diventare parte della colazione e della merenda del pomeriggio, aumentando la quantità dei cibi se il bambino fa attività fisica. Da evitare piadine, focacce, pizze farcite con salumi, salse, poichè non sono merende sane, ma eccessivamente ricche di grassi e povere di quei nutrienti di cui l’accrescimento necessita. Stesso discorso per patatine fritte, succhi e bevande zuccherate. La colazione può essere dolce, con pane e marmellata, latte o tè, biscotti possibilmente non ripieni di creme, yogurt, un frutto, o anche salata, a seconda delle preferenze del bambino; infine, a pranzo e a cena non devono mancare le verdure fresche crude o cotte, evitando il più possibile quelle confezionate perché ricche di conservanti (tra cui etanolo usato come antimuffa, ma cancerogeno). Vale la pena ricordare che le patate non sono propriamente verdure, devono essere consumate in alternativa a pane, pasta, riso, e che è opportuno variare molto l’alimentazione del bambino. In tal modo il bimbo non si stuferà di mangiare sano e imparerà ad ampliare sempre più il proprio gusto non eccedendo coi sapori dolci o troppo sapidi che creano una dipendenza negativa.
Come dovrebbero essere suddivisi i pasti per perdere peso?
Ridurre le quantità e aumentare la qualità dei cibi è la base sia per acquisire abitudini sane sia per perdere peso. Le basi di una sana alimentazione prevedono 5 pasti durante il giorno: colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena, senza dimenticare l’attività fisica che deve essere quotidiana. Ogni giorno, infatti, il bambino dovrebbe avere la possibilità di “spendere” una quota di calorie in esercizio fisico, sport, giochi all’aria aperta. Troppo tempo davanti a computer, smartphone e videogiochi è ormai ampiamente dimostrato nuocere alla salute fisica e psichica dei nostri bambini. I cambiamenti, però, dovranno essere condivisi con la famiglia, per non far sentire solo il bambino, sia per ciò che concerne i pasti che per i momenti di divertimento all’aria aperta, proponendogli gite in bicicletta, lunghe passeggiate o qualunque altra attività che comporti esercizio fisico.
Quando rivolgersi al nutrizionista?
Il momento giusto per prevenire il sovrappeso e l’obesità e aiutare il bambino e la famiglia a trovare uno stile di vita sano, è nella prima infanzia, dopo lo svezzamento. Rivolgendosi al pediatra o a un nutrizionista, i genitori possono ricevere consigli per l’alimentazione quotidiana dei propri figli allo scopo di prevenire sovrappeso e obesità, spesso già a 4/5 anni. A questa età, e fino ai 10-11 anni, per il bambino è più semplice cambiare abitudini e comportamenti alimentari scorretti, prevenendo le conseguenze dell’obesità sulla salute anche del futuro adulto. Ricordiamo infatti che un bimbo in sovrappeso o obeso sarà molto probabilmente un adulto con problemi di peso e patologie metaboliche ad esso correlate anche di notevole gravità. La prevenzione e il cambiamento di stile di vita sono dunque, in questa fase della vita, meno difficili e hanno una ricaduta fondamentale anche sulla speranza di vita.