
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Simona Pozza, specialista in Radiodiagnostica presso la Clinica Fornaca di Sessant a Torino
Cosa sono le onde d’urto?
Può capitare che ossa, articolazioni, muscoli, tendini o legamenti facciano male a causa di qualche patologia muscolo-scheletrica, condizionando pesantemente la qualità di vita. In aiuto possono venire le onde d’urto, un trattamento non invasivo che può essere somministrato in regime ambulatoriale e offre un sollievo significativo o totale alla maggior parte dei pazienti. Si tratta di onde sonore ad alta energia che si propagano all’interno dei tessuti, un po’ come accade nelle tradizionali ecografie. La differenza sta solo nella diversa forma delle onde fisiche: rispetto a quelle usate in campo ecografico, quelle d’urto sono onde di breve durata e con un’elevata pressione di picco. Proprio questa caratteristica è alla base dei loro effetti terapeutici.
Non sono tutte uguali: quali tipi di onde d’urto esistono?
Esistono due tipi di onde d’urto extracorporee (External Shock Wave Therapy, ESWT, secondo la letteratura inglese): quelle focali, che concentrano l’energia focalizzandola con precisione sul tessuto da trattare, e quelle radiali, caratterizzate da energia medio-bassa, a bassa profondità di penetrazione e ampio volume di trattamento. Mentre le prime possono essere erogate solo da personale medico, le seconde vengono utilizzate principalmente dai fisioterapisti a completamento di un trattamento più ampio, sempre sotto indicazione e controllo specialistico. Attenzione a non confonderle con le radiazioni, che si impiegano invece nelle radiografie o nelle Tac.
Che effetti hanno sul corpo?
Le onde d’urto focali inducono una modifica strutturale transitoria delle cellule, che scatena una serie di reazioni biologiche in grado di indurre una rigenerazione del tessuto trattato. Siccome questa cascata di reazioni biologiche necessita di tempi fisiologici per evolvere, è normale che l’effetto delle onde d’urto non sia immediato, ma che i benefici si manifestino circa un mese dopo il termine del trattamento nella maggior parte dei casi.
Come si svolge il trattamento con le onde d’urto?
Ogni ciclo di onde d’urto consiste in tre trattamenti, da eseguire possibilmente a cadenza settimanale: ogni seduta è di breve durata, all’incirca di 5-6 minuti. Presso la Clinica Fornaca, il trattamento viene eseguito previa una valutazione ecografica dei tessuti da trattare, in modo da poterne valutare correttamente la profondità e modificare opportunamente la focalizzazione delle onde affinché colpiscano con precisione il bersaglio da trattare.
Le onde d’urto sono dolorose?
Il trattamento ha una breve durata e va fatto all’intensità più elevata che il paziente riesce a sopportare: deve essere fastidioso, ma non doloroso. A questo scopo, il trattamento viene sempre personalizzato sul singolo paziente e generalmente è ben tollerato.
Quando sono utili le onde d’urto?
Le indicazioni al trattamento con onde d’urto sono molteplici, perché viene sfruttata l’azione analgesica, antinfiammatoria, riparativa e neoangiogenetica. Quest’ultimo termine, un po’ complesso, indica la capacità delle onde d’urto di stimolare la formazione di nuovi vasi sanguigni: il risultato è un maggiore afflusso di sangue nella sede trattata, quindi una maggiore affluenza di piastrine e fattori di crescita, responsabili della rigenerazione dei tessuti.
In campo muscolo-scheletrico, le onde d’urto vengono utilizzate per trattare tutte le patologie tendinee, principalmente di tipo degenerativo o infiammatorio, come le tendinopatie (calcifiche o meno) e le tenosinoviti, ma possono anche essere usate sull’osso per il trattamento delle algodistrofie (edema osseo) o nei ritardi di consolidazione delle fratture. Erroneamente, le onde d’urto si associano spesso con l’esclusivo trattamento delle calcificazioni. Questa idea deriva dall’utilizzo nei calcoli renali, che vengono “disgregati” da onde molto più potenti rispetto a quelle utilizzate in campo muscolo-scheletrico. Qui invece il nostro scopo non è quello di frantumare le calcificazioni, che spesso sono adiacenti all’osso per cui rischieremmo ipoteticamente di frantumare anche la corticale ossea, ma di rigenerare e disinfiammare i tessuti.
Per questo motivo non dobbiamo aspettarci la scomparsa delle calcificazioni, che spesso sono l’espressione ma non la causa del problema. «Molti pazienti, ad esempio, si rivolgono a noi per un problema di fascite plantare, che può essere associato o meno alla presenza di uno sperone calcaneare», racconta la dottoressa Pozza. «Con le onde d’urto andremo a trattare l’infiammazione della fascia plantare, vera responsabile della sintomatologia dolorosa, ma non andremo a disgregare lo sperone».
Quali sono i vantaggi delle onde d’urto?
Il vantaggio principale delle onde d’urto sta nel fatto che non vengono utilizzate fonti radianti né farmaci che possono avere effetti collaterali. In più, questo trattamento può essere ripetuto fino al raggiungimento del beneficio desiderato. «Come per tutte le terapie, è fondamentale la fase di reclutamento del paziente», specifica la dottoressa Pozza. Se la patologia identificata può essere trattata con le onde d’urto, il trattamento sarà efficace; al contrario, se il problema esula dal loro potere terapeutico, allora il trattamento sarà fallimentare. Non per colpa delle onde d’urto, quindi, ma del mancato corretto inquadramento del paziente.
Quali controindicazioni o effetti collaterali ci sono al trattamento con onde d’urto?
Le controindicazioni assolute sono la presenza, nella sede da sottoporre a trattamento, di strutture nervose (nervi, midollo spinale, encefalo), di organi cavi (intestino) o di parenchimatosi (polmone), a cui si aggiungono la presenza di patologie tumorali, le coagulopatie (malattie ematologiche caratterizzate da alterazioni nel meccanismo di coagulazione del sangue) non compensate e la presenza di pacemaker nel caso in cui si utilizzino macchine elettromagnetiche.
Il percorso di cura in Clinica Fornaca
Presso la Clinica Fornaca vengono utilizzate delle strumentazioni che formano le onde d’urto mediante cristalli piezoelettrici, quindi è possibile trattare – con le dovute cautele – anche coloro che hanno impiantato un pacemaker. Sporadicamente, poi, come effetto collaterale si potrebbe manifestare una transitoria riacutizzazione del dolore nei due giorni successivi al trattamento, ma anche un’analgesia (insensibilità al dolore), anch’essa transitoria, e piccole petecchie o piccoli ematomi, comunque rarissimi.
Quando rivolgersi alla Clinica Fornaca?
Presso la Clinica Fornaca di Torino, è possibile trattare tutti i problemi di natura muscolo-scheletrica, come la tendinopatia della spalla, epicondilite ed epitrocleite del gomito, fascite plantare, trocanteriti, tendinopatia del tendine di Achille e di tutte le sedi inserzionali dei tendini che sono causa di dolore e relativa impotenza funzionale.