Sabato 18 e domenica 19 settembre è stato possibile visitare la Villa di corso Vittorio Emanuele II, realizzata sul finire del XIX secolo per volere del senatore Michele Chiesa e trasformata in Clinica nel Secondo dopoguerra da Donna Maria Lobetti Bodoni Fornaca di Sessant.
Dopo un anno di stop forzato, “Open House” è ritornata e ha trovato la Clinica Fornaca pronta a riaprire le sue porte ai visitatori. Sabato 18 e domenica 19 settembre la Fornaca è stata parte di “Open House Torino”, l’evento pubblico che permette di visitare gratuitamente case, palazzi e luoghi abitualmente non accessibili, allo scopo di favorire la diffusione della ricchezza dell’architettura e del paesaggio urbano.
Anche quest’anno la funzione di “Open House” è stata questa: rendere visitabili per un fine settimana edifici storici, moderni o contemporanei, appartamenti privati, uffici, spazi verdi o sociali, eccellenze in città, strutture recuperate. Con l’obiettivo di far conoscere al pubblico un grande patrimonio comune e di riflettere sul ruolo dei luoghi in cui viviamo: «Una città progettata meglio negli edifici, negli interni, nello spazio pubblico è una città capace di farci vivere meglio».
La Clinica Fornaca è stata sede di “Open House” nel pomeriggio di sabato 18 settembre e nell’intera giornata di domenica 19. Per le decine di visitatori accorsi dopo essersi prenotati sul portale di “Open House” è stato così possibile visitare la Villa che, in corso Vittorio Emanuele II 91, ospita oggi la Clinica Fornaca di Sessant e che, negli anni ’80 del diciannovesimo secolo, venne fatta realizzare da Michele Chiesa, uno dei maggiori industriali del Piemonte: banchiere altamente stimato a Torino e senatore del Regno d’Italia. Successivamente, nel Secondo dopoguerra, fu Donna Maria Lobetti Bodoni Fornaca di Sessant ad acquistare l’immobile in onore del fratello, il professor Luigi e ad avviare la trasformazione in clinica sanitaria.
Il porticato del centralino, il giardino, la facciata della Villa, i saloni interni e la Cappella con un’occhiata a blocco operatorio e Diagnostica per immagini: sono stati alcuni dei punti sui quali si sono soffermate le guide che hanno accompagnato il pubblico nelle loro visite a quella che negli anni Trenta del secolo scorso era nota come la “Villa del cavallo” per via della statua equestre del Conquistatore, realizzata da Davide Calandra e oggi visibile nel giardino della vicina GAM (Galleria d’arte moderna).
Per il Direttore generale della Clinica Fornaca, Margherita Patti, la partecipazione a “Open House”: «È stata ancora una volta un bel modo per contribuire a un’iniziativa che favorisce la bellezza e che, dopo un periodo tanto lungo e travagliato per tutti, può rappresentare un altro passo importante verso il ritorno alla normalità».