Punture di insetti: a cosa prestare attenzione e come comportarsi


Vespe, calabroni, api, tafani, zecche, zanzare, pulci, pidocchi, acari, ragni e moscerini possono rendere meno piacevole la nostra estate. Nella maggior parte dei casi, i morsi o le punture di insetti non sono gravi, non rappresentano un rischio e i sintomi che provocano migliorano o scompaiono, nell’arco di poche ore o di qualche giorno. In alcuni rari casi, tuttavia, possono trasmettere all’organismo infezioni o quadri clinici importanti.

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Approfondiamo il tema con la dottoressa Virginia Caliendo, responsabile della Dermatologia chirurgica della Città della Salute e della Scienza di Torino e specialista in Dermatologia dello Skin Center del Centro Diagnostico Fornaca.

Encefalite e malattia di Lyme: i rischi delle punture di zecche

Le zecche appartengono alla famiglia degli aracnidi (come i ragni e gli scorpioni). Meno comuni nelle città, si possono incontrare più facilmente nelle zone di campagna o di montagna, in ambienti umidi, ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, bassa ed incolta.

Il morso di una zecca può trasmettere i patogeni responsabili della borreliosi di Lyme, delle rickettsiosi e di alcune encefaliti virali. Le zecche si appostano sulle estremità di arbusti o su un filo d’erba, attendendo il passaggio di un animale. Quando avvertono la vicinanza di un potenziale “ospite”, vi si attaccano (è sufficiente vengano sfiorate), quindi si posizionano sulla pelle e la trafiggono, introducendo il rostro (parte del loro apparato buccale). Il morso, in genere, non viene avvertito, poiché le zecche emettono una sostanza leggermente anestetica, e per questo motivo chi è stato morso non se ne rende conto fino all’insorgenza dei sintomi oppure perché trova l’insetto ancora attaccato alla cute. In questo caso bisogna eliminare la zecca facendo attenzione a staccare del tutto la testa dalla cute e recarsi dal proprio medico per un opportuno controllo.

In Italia, le zecche, in qualità di vettori, possono trasmettere principalmente la malattia di Lyme, la meningoencefalite da zecche (o TBE) e la febbre bottonosa del Mediterraneo.

Per scongiurare il rischio di encefalite è possibile sottoporsi ad un vaccino, che viene somministrato abitualmente per chi vive in zone in cui la zecca è endemica, mentre per la malattia di Lyme, se si viene morsi, si può valutare – sotto giudizio medico – di sottoporsi a una profilassi antibiotica.

La fase iniziale della Malattia di Lyme è caratterizzata da un’eruzione cutanea non pruriginosa di colore rosso, simile ad una macchia circolare che tende ad espandersi dal sito di inoculo della zecca. Nel giro di qualche settimana, si sviluppano dolori muscolari ed articolari, spossatezza, brividi, febbre, mal di testa e ingrossamento dei linfonodi.

Ragni: quali sono le specie pericolose?

Nella maggior parte dei casi il morso di ragno provoca generalmente disturbi lievi, simili a quelli provocati delle punture di insetti, cioè un’irritazione con arrossamento e gonfiore. Meno spesso, possono insorgere invece dolore, arrossamento, gonfiore e diminuzione della sensibilità. Questi iniziano dopo 2-6 ore (spesso, il morso di ragno non viene immediatamente avvertito) e coinvolgono solo la zona intorno alla lesione. Tendono ad aggravarsi gradualmente nelle 24 ore seguenti al contatto con l’aracnide, ma, nella maggior parte dei casi, risultano autolimitanti ed innocui.

Raramente si possono manifestare tossicità sistemica o reazioni allergiche.

In Italia, i ragni che possono provocare tossicità e una necrosi in corrispondenza del morso sono il ragno violino, la vedova nera mediterranea e la tarantola italiana, presenti nel centro Italia, nelle aree meridionali e nelle isole.

Il morso del ragno violino, a differenza di quelle causate dalla maggior parte degli altri ragni, è pressoché indolore e non sono evidenti alterazioni nell’area colpita. Nelle ore successive, inizia a comparire una lesione arrossata con prurito, bruciore e formicolii; nell’arco delle 48-72 ore successive, la ferita può ulcerarsi, dando origine a necrosi ed escara dei tessuti che si trovano vicino al morso.

I sintomi che, a seguito di un morso di ragno, richiedono tempestivo controllo medico, sono:

  • dolore e tumefazione in corrispondenza della puntura
  • comparsa di un alone rosso-blu-violaceo
  • croste
  • alterazione della sensibilità
  • nausea e vomito
  • febbre, dolori articolari e muscolari
  • alterazioni ematologiche

L’insorgenza improvvisa di queste manifestazioni o il loro progressivo peggioramento, devono indurre a consultare il medico entro breve tempo.

Pappataci, zanzare, api e vespe: le punture più comuni

Morso di pappataci

I pappataci non vanno confusi con le zanzare anche se sono entrambi molto presenti nelle sere d’estate. Sono conosciuti anche come flebotomi (dal greco “flebo” e “temno” che significa, letteralmente “tagliatore di vene”).
Sono in grado di trasmettere diverse patologie all’uomo e agli animali, facendosi vettori di virus, batteri e parassiti. Le femmine sono ematofaghe e solo le responsabili delle aggressioni a uomini e animali. Colpiscono di notte la parte inferiore del corpo-arti, in ragione della loro scarsa capacità di volare ed è inoltre molto difficile percepirne il loro arrivo, in quanto a differenza di altri insetti, come ad esempio le zanzare, pungono senza emettere alcun rumore.

All’esordio compare una puntura, ma in seguito compare una lesione maculo-papulosa spesso dolorosa e/o pruriginosa.

La leishmaniosi è con molta probabilità la malattia trasmissibile dai pappataci maggiormente conosciuta che può colpire sia gli animali – e, in particolar modo, i cani – sia gli esseri umani.

La febbre da pappataci – o “febbre dei tre giorni” – è un’altra malattia infettiva che può colpire l’uomo in seguito alle punture dei pappataci ed è causata da un virus che viene trasmesso all’uomo proprio attraverso questi insetti.

I sintomi sono simil-influenzali e consistono in febbre (solitamente, della durata di tre giorni), mal di testa, debolezza, dolori muscolari e articolari, brividi, vertigini e nausea.

In caso di morsi senza conseguenze sistemiche, è sufficiente fare sempre ricorso al ghiaccio e alle pomate cortisoniche per lenire i sintomi.

Punture di vespe

La puntura di vespa provoca reazioni cutanee molto fastidiose ed essendo un insetto particolarmente aggressivo può pungere più volte di seguito la propria vittima.

All’ingresso del pungiglione nella cute compare localmente una tumefazione infiammatoria dolorosa che si risolve dopo alcune ore ed è attribuibile alle sostanze velenose inoculate dall’insetto.

Nelle persone precedentemente sensibilizzate, invece, la puntura di vespa può causare una reazione allergica locale (eritema, edema esteso e dolore intenso) che dura alcuni giorni con edema che tende ai 10 cm di diametro e con aggravamento graduale nei primi tre giorni, o sistemica (orticaria, vertigini e difficoltà respiratorie).

Nel caso di reazioni sistemiche, queste si manifestano entro pochi minuti dalla puntura con una reazione generalizzata che si presenta con eruzione cutanea con prurito, pomfi e rossore su un’area più vasta del corpo, edema delle labbra e delle palpebre, nausea, vomito e difficoltà alla deglutizione, febbricola, palpitazioni e astenia. Infine, nei casi più severi, può manifestarsi un quadro di shock anafilattico.

Nei casi di reazioni di minore entità è sufficiente effettuare impacchi di acqua fredda o ghiaccio ed applicare una crema a base di idrocortisone, anestetici locali o antistaminici.

Quando invece la manifestazione è più severa e generalizzata, è necessario richiedere un intervento medico urgente (recandosi al Pronto soccorso o chiamando il 118).

Punture di zanzara

Probabilmente le punture di zanzare costituiscono una delle insidie più fastidiose della stagione estiva.

Non dimentichiamoci che in altri paesi del mondo le zanzare (non quella comune europea) sono molto più pericolose, in quanto possibili vettori di malattie, come dengue, febbre gialla e malaria.

Per evitare le punture più comuni dell’estate – quelle delle zanzare – è opportuno usare spray repellenti. Dopo la puntura applicare del ghiaccio e usare creme antistaminiche o cortisoniche.

È sconsigliato grattarsi ed anche indossare abiti scuri, più indicati sono i colori neutri e gli indumenti con maniche e pantaloni possibilmente lunghi.

Pulci, cimici e acari: ospiti tra le mura di casa

Morso di pulce

Le pulci aggrediscono più comunemente i nostri animali domestici. Nell’uomo possono annidarsi nei capelli o mordere in sedi come braccia e gambe, provocando dolore e pruriginose reazioni cutanee.

Niente comunque di grave anche se le pulci possono essere vettore di contagio di svariati microorganismi responsabili di numerose infezioni. Per curarle è sufficiente applicare del ghiaccio o al massimo delle pomate al cortisone per uso topico.

Morso di cimice del letto

Le cimici dei letti sono piccoli insetti parassiti piatti che si trovano in tutto il Mondo e che si nutrono esclusivamente del sangue di persone e animali (domestici e da fattoria) mentre dormono. Dal punto di vista medico, le infestazioni assumono rilevanza per l’infiammazione cutanea correlata alle punture e alle reazioni allergiche ai componenti della saliva dell’insetto.

Sebbene la presenza delle cimici dei letti sia stata tradizionalmente vista come un problema nei Paesi in via di sviluppo, di fatto non è determinata dalla pulizia, ma delle condizioni di vita in cui si trovano. Dalla forma ovoidale e colore bruno si nutrono del sangue di mammiferi a sangue caldo. Si insinuano per l’appunto tra cuscini e materassi, nonché divani o poltrone, cuciture e pieghe dei bagagli, vestiti piegati, asciugamani e biancheria da letto e in qualsiasi altro luogo in cui possano nascondersi.

Le loro punture provocano piccole macchie rosse circoscritte in sequenza nella medesima area o piccoli pomfi, che provocano un prurito molto intenso.

Sono maggiormente fastidiose per chi è allergico alla saliva delle cimici.

Per alleviare il prurito da puntura di cimice da letto è possibile usare prodotti topici a base di idrocortisone o creme anestetiche.

Per sbarazzarsene definitivamente, è fondamentale eliminarle all’origine, quindi con un lavaggio intensivo di vestiti e lenzuola a temperatura superiore a 65 gradi.