I tumori della mammella interessano 1 donna su 9, rappresentano la patologia diagnosticata più di frequente nella donna, ma diverse sono anche le patologie benigne, come i fibroadenomi, le cisti oppure le mastopatie. Fondamentale è la prevenzione primaria, ma in caso di diagnosi positiva i dati dimostrano che le donne seguite nelle Breast Unit, centri specializzati per gli screening, la diagnosi e la cura delle patologie della mammella, hanno più probabilità di guarigione. Questo perché nelle Breast Unit l’approccio è multidisciplinare e la donna viene seguita da diversi specialisti dal momento della prevenzione alla diagnosi e alla cura, proprio come avviene in Clinica Fornaca.
Di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori della mammella ne hanno parlato, nell’ambito del ciclo di incontri “Martedì Salute”, gli specialisti della Clinica Fornaca, il dottor Riccardo Bussone, anche responsabile della Chirurgia senologica dell’Ospedale Cottolengo di Torino, la dottoressa Gretha Grilz, specialista di Chirurgia plastica ricostruttiva della Clinica Fornaca e dell’Ospedale Cottolengo, la dottoressa Giovanna Mariscotti, responsabile della Diagnostica senologica della Clinica Fornaca, e il dottor Carlo Alberto Raucci, anche Direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’Ospedale Cottolengo.
Prevenzione primaria: prevenire è meglio che curare
La prevenzione primaria si riferisce principalmente alle azioni quotidiane, ovvero gli stili di vita, che aiutano a ridurre il rischio di tumori e altre malattie: ad esempio mantenere un peso corretto, evitando obesità e sovrappeso attraverso una dieta sana ed equilibrata, è un fattore protettivo nei confronti di tutte le patologie infiammatorie e non solo dei tumori, poi non fumare, limitare il consumo di alcol, fare attività fisica almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni a settimana (passeggiare o anche fare le scale). La prima prevenzione inizia dunque a tavola, con una dieta ricca di cereali integrali (farro, orzo, mais, quinoa) e legumi, variando la fonte di proteine tra pesce, meglio se azzurro, carne, uova, formaggi freschi oppure di alpeggio, e consumando verdure e frutta fresca. Fondamentale è ridurre il consumo di zuccheri, anche quelli derivanti da tutti i cereali raffinati (farine bianche, riso e derivati), che contribuiscono a incrementare lo stato infiammatorio dell’organismo.
Tuttavia, su alcuni fattori non è possibile agire solo con lo stile di vita. Circa il 10% dei tumori della mammella ha cause genetiche: una mutazione del gene BRCA1 ha rischio di cancro al seno del 55-65% e BRCA2 del 45% rispetto alla popolazione non mutata che è del 12%. Questo non significa aver ereditato necessariamente il cancro, né sviluppare certamente la malattia.
Insieme allo stile di vita, la prevenzione primaria si può fare davanti allo specchio, con l’osservazione del seno e con l’autopalpazione, prestando attenzione ad eventuali variazioni della mammella, della cute o del capezzolo. In caso di alterazioni, è bene rivolgersi agli specialisti per la diagnosi e la cura più adeguata.
Prevenzione secondaria: aumenta le probabilità di guarigione
Diagnosi precoce e prevenzione secondaria sono sinonimi e si riferiscono agli screening nazionali di prevenzione del tumore della mammella. Si tratta di esami diagnostici con ecografia, mammografia, eventuale biopsia, proposti alle donne asintomatiche dai 45 ai 70 anni, con l’obiettivo di intercettare le lesioni tumorali quando sono molto piccole, spesso non palpabili e non diffuse ad altri tessuti e organi. Questo infatti aumenta le opportunità di cura, l’efficacia delle terapie disponibili e quindi la guarigione, anche per tumori molto invasivi.
In qualunque momento, le donne che presentano noduli o lesioni sospette possono accedere agli screening volontari presso la Breast Unit. A differenza degli esami dello screening nazionale, nello screening volontario il radiologo legge immediatamente gli esami effettuati con tomosintesi 3D, disponibile in Clinica Fornaca. Rispetto alla mammografia convenzionale (2D), la tomosintesi 3D, ha una migliore sensibilità e specificità, migliorando l’accuratezza diagnostica anche delle lesioni maligne di piccole dimensioni non palpabili e dei linfonodi: una migliore accuratezza diagnostica è dunque fondamentale per il trattamento e la cura.
Il valore della multidisciplinarietà
In caso di diagnosi positiva è molto importante la discussione multidisciplinare che coinvolge il team della Breast Unit: senologo, anatomopatologo, chirurgo, oncologo, radioterapista, ginecologo, in modo da decidere insieme l’approccio terapeutico personalizzato da proporre alla paziente sulla base di diversi fattori, tra cui età, tipo e caratteristiche genetiche del tumore, stadiazione. L’analisi genetica permette di rilevare le mutazioni del tumore e classificare in maniera precisa la malattia, per proporre un trattamento disegnato sulla paziente, anche con farmaci innovativi come immunoterapia e terapie a bersaglio molecolare che permettono di ridurre gli effetti negativi dei trattamenti standard.
Trattamenti sempre più personalizzati
In caso di intervento chirurgico, oggi si predilige la scelta conservativa della mammella, ovvero si tende a rimuovere l’area malata e una piccola parte di tessuto sano intorno. Solo il 25% delle donne che devono percorrere la strada della chirurgia sono sottoposte a intervento di mastectomia che, però, oggi è chiamata mastectomia conservativa, perché mantiene le strutture anatomiche della mammella. Si tratta di una chirurgia non demolitiva e ricostruttiva, che può prevedere l’inserimento di una protesi mammaria, ma è anche personalizzata, e varia da donna a donna. Obiettivo della chirurgia è sia l’eradicazione del tumore, sia garantire un risultato estetico che per la donna significa ritorno a una qualità della vita sociale e sessuale. Dopo l’intervento, in genere viene proposta la terapia adiuvante che riduce il rischio di recidiva e aumenta le probabilità di guarigione.