Vertigini e disturbi dell’equilibrio: viaggio dentro l’orecchio


I disturbi dell’equilibrio – ciò che comunemente chiamiamo vertigini – rappresentano in realtà un insieme ampio di alterazioni con sintomi anche molto diversi tra loro, con cause scatenanti differenti.

Ne parliamo con il prof. Roberto Albera e il prof. Giancarlo Pecorari, rispettivamente Direttore della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria e otorinolaringoiatra della Città della Salute e della Scienza di Torino, entrambi docenti all’Università degli Studi di Torino.

“I disturbi dell’equilibrio hanno un’epidemiologia straordinariamente importante, da non sottovalutare – spiega il prof. Albera –: rappresentano infatti la terza causa di visita richiesta al Medico di Medicina generale da parte della popolazione over 65, addirittura la prima negli over 80. Ma non solo, nella popolazione generale è tra la terza e la settima causa di visita, oltre a essere tra le principali diagnosi in Pronto Soccorso”.

Quante tipologie di “vertigine” esistono?

“Principalmente due: la prima è una tipologia molto violenta, con una fase acuta anche molto invalidante (impossibilità a stare in piedi, nausea, vomito), e in questo ambito ricadono principalmente le malattie dell’orecchio interno (la parte dell’orecchio cioè deputata all’equilibrio e non all’udito). Esistono poi le cosiddette vertigini “leggere”, di cui soffre una grossa fetta di pazienti”, spiega il prof. Pecorari. “La principale differenza tre le due tipologie in termini di benessere del paziente è che le forme più violente durano soltanto qualche giorno, mentre le più leggere possono purtroppo cronicizzare, e diventare – seppur in modo più lieve – anche invalidanti”.

In cosa consistono le vertigini violente causate da malattie dell’orecchio interno?

“La vertigine violenta, che può colpire sia gli adulti sia gli anziani, nella grande maggioranza dei casi è l’espressione di tre malattie: la più frequente – e la meno grave – è la vertigine parossistica posizionale benigna (vertigine otolitica). Si tratta di una patologia a causa sconosciuta, caratterizzata da una vertigine molto violenta che dura tra i 30 e i 40 secondi e si manifesta a ogni cambio di posizione (coricarsi a letto, guardare in un’altra direzione, alzarsi al mattino, ecc). È talmente frequente che almeno il 50% della popolazione ne ha un episodio nel corso della propria vita.

La diagnosi e il trattamento sono rapidi: in sede di visita vengono fatti eseguire al paziente alcuni movimenti per individuare le posizioni scatenanti la vertigine. La causa è data dal distaccamento degli otoliti (minuscoli agglomerati di ossalato e carbonato di calcio, inglobati in una matrice gelatinosa localizzata nell’orecchio interno che contribuiscono a mantenere l’equilibrio) nei canali semicircolari dell’orecchio. Una volta distaccati, il loro movimento causa l’invio di informazioni sbagliate al nostro cervello provocando la vertigine.

Per curarla, si eseguono particolari manovre (principalmente rotazioni della testa) per indurre gli otoliti ad uscire dai canali semicircolari e riposizionarsi nella zona dell’utricolo e del sacculo.

Esiste poi quella che comunemente viene chiamata labirintite, definita deficit vestibolare acuto o nevrite vestibolare, ed è un’infiammazione dell’organo dell’equilibrio o del nervo vestibolare.

In questo caso il paziente ha una vertigine invalidante che perdura 3/4 giorni. Progressivamente il paziente si “abitua” a questa situazione (questo processo si chiama compenso vestibolare) e si ritorna alla condizione precedente. Il tempo di recupero è estremamente variabile: il compenso è tanto più efficace quanto più ci si muove, e un soggetto anziano con scarsa mobilità può avere instabilità persistente.

La terza è la malattia di Meniére: è caratterizzata dalla ritenzione di liquidi nell’orecchio interno con una sofferenza sia nella parte uditiva (acufeni, sordità fluttuante, ovattamento auricolare e fischio nell’orecchio) sia in quella deputata all’equilibrio (vertigini di circa 2/3 ore, nausea, vomito e sudorazione fredda). La frequenza delle crisi è molto variabile: possono infatti essere episodiche e manifestarsi una o due volte all’anno, o ricorrenti e invalidanti e manifestarsi anche più volte al mese”.

Cosa sono le vertigini leggere?

Sono disturbi caratterizzanti maggiormente l’instabilità. Si tratta di qualcosa più difficile da diagnosticare ed è associato alla sensazione di equilibrio precario che colpisce un soggetto mentre si trova in piedi fermo oppure sta camminando. Questa sensazione viene descritta da chi la prova con come se camminasse su un materasso o fosse a bordo di una barca. Tutto questo – magari associato a ipofunzionalità degli organi dell’equilibrio, patologie emicraniche, o anche a reazioni di tipo psicologico (di paura a muoversi, ad esempio) – può portare a un certo livello di disabilità, che cresce soprattutto nell’anziano cui si aggiunge la paura di cadere.

L’instabilità può avere diverse cause tra cui disfunzioni delle vie vestibolari del Sistema Nervoso Centrale che governano il nostro senso dell’equilibrio, come tronco encefalico e cervelletto, alterazioni della propriocezione dovuti a disturbi muscolari o articolari, disturbi della vista, malattie sistemiche multi distrettuali (ad esempio vasculopatie o diabete)”.

Quali trattamenti esistono per curare le vertigini?

“Oltre alle manovre per risolvere la vertigine parossistica posizionale benigna, esistono farmaci che riducono la sensazione di vertigine, nausea e vomito, da utilizzare nelle forme più violente.

Nella nevrite vestibolare, superata la fase acuta si può lavorare favorendo la compensazione con la riabilitazione vestibolare: si tratta di non bloccare la persona ma attivarla il prima possibile per stimolare gli organi dell’equilibrio per trovare un buon compenso vestibolare consigliando esercizi specifici.

Nella malattia di Meniére è possibili utilizzare diuretici a basso dosaggio ma nei casi più gravi si può ricorrere alla chirurgia.

Specie in caso di episodi frequenti, l’importante è imparare a conoscere e riconoscere una crisi di vertigine, così da gestire anche l’ansia e la preoccupazione e indirizzarsi immediatamente nel percorso di cura più indicato”.